di ALAIN LAURENT
Il dramma norvegese dello scorso luglio ha fornito ai partigiani benpensanti del multiculturalismo (i “multikulti” come si dice in Germania) l'insperata occasione di scatenarsi contro l'antimulticulturalismo (necessariamente “razzista”!) e il rifiuto dell'islamizzazione delle società occidentali (ovviamente “islamofobe”!). Accusandole di aver ispirato l'azione del folle omicida, che vi si appellava.
È un'imputazione così inetta e abietta come quella che pretenderebbe di ritenere responsabili tutti gli attuali socialisti dei crimini di massa compiuti in nome del socialismo da parte di Stalin, Mao e Pol Pot, o tutti i musulmani per quelli degli islamisti.
Si è inoltre estesa al neo-conservatorismo che difende l'idea dello “shock delle civiltà” e al preteso “populismo” di Geert Wilders o Freysinger.
Ma la cosa peggiore è che questa messa in causa, degna dei processi di Mosca, invoca l'ideale pluralista delle società aperte ma il mult
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