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Argentina: il declino e la rinascita spiegate attraverso la preferenza temporale

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di MARIO FAGIOLI

La crisi e la rinascita economica argentine sono spesso raccontate attraverso il linguaggio tecnico della finanza: default, inflazione, debito sovrano, fuga di capitali. Ma c’è una chiave di lettura più profonda, più culturale, più filosofica.

La preferenza temporale, concetto centrale della Scuola Austriaca di Economia, indica quanto un individuo (o una società) valuti il presente rispetto al futuro. Chi ha una preferenza temporale alta vuole tutto e subito. Chi ce l’ha bassa, è disposto a rinunciare a qualcosa oggi per ottenere una maggiore gratificazione domani. Così, una bassa preferenza temporale si traduce in un maggiore accumulo di capitale, un aumento della produttività e un miglioramento del tenore di vita. Al contrario, l’assenza di risparmio implica l’assenza di capitale e, di conseguenza, un ostacolo allo sviluppo e al progresso.

Per Eugen von Böhm-Bawerk, ogni forma di interesse nasce proprio da questa differenza: si rinuncia a un bene oggi solo se si ottiene un vantaggio futuro. Mises e Rothbard hanno sviluppato questo concetto fino a mostrarne le implicazioni su scala sociale: civiltà intere crescono o decadono in base alla loro capacità di rimandare la gratificazione.

L’Argentina è il caso perfetto di una società con preferenza temporale patologicamente alta. La causa? L’inflazione cronica, usata dai governi statalisti, peronisti e post-peronisti, come strumento di potere. Manipolando il denaro per finanziare spesa pubblica e clientele politiche, lo Stato ha distrutto la funzione della moneta come riserva di valore. E, quando i soldi si svalutano velocemente da un giorno all’altro, risparmiare diventa stupido e investire rischioso; e, allora, consumare subito è la sola scelta razionale.

Il denaro, diceva Mises, non è solo un mezzo di scambio: è il fondamento su cui si costruisce la civiltà. Se quel fondamento si sgretola, tutto ciò che poggia su di esso viene giù. Gli effetti si vedono nelle infrastrutture fatiscenti, nella fuga di cervelli, nell’imprenditoria scoraggiata, nell’aumento della criminalità e delle dipendenze.

Nel libro Il Bitcoin Standard, Saifedean Ammous descrive con lucidità le conseguenze di questa dinamica: una società che non risparmia consuma il proprio capitale, smette di investire in progetti a lungo termine, rinuncia alla costruzione di beni durevoli e alla cooperazione pacifica. Il tempo si contrae, le prospettive si restringono, il futuro è un’ipotesi troppo lontana per essere presa sul serio in considerazione. Il caso argentino ha mostrato come lo Stato ha usato il controllo del denaro per aumentare il proprio potere, distruggendo l’incentivo al risparmio e spingendo le persone verso scelte irrazionali e autodistruttive. Hans-Hermann Hoppe ha spiegato come l’abbassamento della preferenza temporale sia l’inizio della civilizzazione: solo quando si inizia a pensare a lungo termine si sviluppano le istituzioni della libertà, della proprietà privata, dell’accumulazione di capitale. Ma anche che l’intervento governativo, attraverso la spoliazione fiscale e la violazione dei diritti di proprietà, produce l’innalzamento del tasso di preferenza temporale da cui l’arresto e inversione del processo di civilizzazione.

Dopo decenni di politiche inflazionistiche, il dramma argentino è economico e culturale allo stesso tempo. L’alta preferenza temporale è diventata un tratto caratteristico del comportamento collettivo. Si preferisce la dipendenza dal sussidio all’impegno individuale, il consumo immediato al risparmio, il debito alla prudenza. La moneta cattiva ha creato cittadini disabituati al concetto di futuro. Il risultato è stato un Paese ricchissimo di risorse ma impoverito nella sua capacità di trasformarle in prosperità. La vera emergenza non è il debito pubblico o l’inflazione. È la preferenza temporale altissima che ha corrotto il comportamento economico e sociale.

Ma oggi è in atto il cambiamento. Con l’arrivo alla presidenza di Javier Milei, le vecchie abitudini politiche sono state rimosse. Ma al di là delle misure tecniche e delle riforme, il vero effetto è stato culturale: è rinata la fiducia. Gli argentini, dopo decenni, hanno cominciato a credere che il futuro possa valere più del presente. L’Argentina si sta rigenerando, prima di tutto guarendo il proprio rapporto con il tempo. Attraverso la prospettiva di una moneta sana, con il ritorno alla cultura del risparmio, dell’investimento, della responsabilità individuale. Solo così si riaccende la fiamma di un futuro degno di essere costruito.

Questa inversione di rotta si manifesta in significativi segnali: imprenditori che reinvestono, giovani che restano, famiglie che tornano a risparmiare. Dopo anni di segnali che hanno distrutto la fiducia nel futuro, la società argentina sta abbassando la propria preferenza temporale. Milei ha colpito al cuore il meccanismo che teneva alta la preferenza temporale: interrompendo l’emissione artificiale di moneta, riaffermando il primato della proprietà privata e smascherando le illusioni delle politiche di spesa pubblica, ha ristabilito il nesso tra lavoro e risultato, tra impegno presente e benessere futuro. Ha ridato senso all’attesa per ottenere maggiori gratificazioni. Non sarà un processo breve, né lineare. Ma quando cambia il rapporto con il futuro, tutto può cambiare.

La sfida è enorme, ma è questa la strada giusta.

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3 COMMENTS

    • Mi permetto un’ipotesi un po’ meno ottimistica. Non escludo che ci siano forze interne nella stessa Argentina che potrebbero impedire, attraverso boicottaggi pseudoistituzionali, l’eccellente futuro che auspichiamo. Approfittando, magari, dell’attualmente incompleta maggioranza parlamentare de “La Libertà Avanza”. E non è detto che una maggioranza sufficiente possa essere raggiunta nelle elezioni di mezzo termine. Se il boicottaggio riuscisse, avremmo gli informatori di regime pronti a evidenziare i presunti fallimenti di un modello oggettivamente ideale. In quel caso, il futuro dell’Argentina sarebbe simile a quello dell’Italia e dell’Europa. Chi ha fede, preghi. Gli agnostici come il sottoscritto, auspichino.

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