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Il gioco delle tasse: il lavaggio del cervello inizia nelle scuole

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pag taxdi MATTEO CORSINI

Franco Fichera gira per le scuole elementari italiane per raccontare ai bambini che le tasse sono belle. Me ne occupai già parecchio tempo fa, ma credo valga la pena fare qualche ulteriore considerazione. Innanzitutto, il gioco che utilizza per spiegare la bellezza delle tasse consiste nel distribuire in misure diseguali delle monete di cioccolata ai bambini, scegliendone poi alcuni ai quali affidare le funzioni di governo per stabilire come impostare il prelievo fiscale.

C’è una prima distorsione evidente: nessuno di quei bambini ha dovuto fare alcuno sforzo per ottenere le monete, tante o poche che siano. Né quello sforzo lo ha dovuto fare, nel gioco, chi ha loro trasmesso quelle monete (si tratti di una eredità o di una donazione). Suppongo che la predisposizione verso la tassazione di quei bambini cambierebbe notevolmente se le monete fossero ottenute, per esempio, mediante prove nelle quali ognuno dovesse dimostrare delle abilità.

Ciò detto, rispondendo a un bambino che gli chiedeva se a lui le tasse piacciono, Fichera ha usato argomenti ancora più discutibili. Dapprima facendo leva sui buoni sentimenti: “Ti rispondo partendo da un’esperienza personale. Il figlio di un mio caro amico ha una grave malattia e deve andare spesso in ospedale: un giorno sì e un giorno no, per complessi trattamenti e cure. Molte volte insorgono complicazioni. La speranza è che possa avere un trapianto, ma intanto con queste cure può vivere! Certo, non come gli altri. Non può avere un lavoro per tutta la giornata e tutti i giorni, come è normale. E perciò non può guadagnare quanto gli serve. E tuttavia c’è una legge che prevede dei concorsi per trovare un lavoro che sono riservati a chi ha gravi invalidità e lui ha vinto il concorso e ora lavora come tutti gli altri, ma con tempi e modalità particolari, adatti alla sua situazione. Inoltre, il Comune dove risiede riserva a chi è portatore di invalidità alcuni appartamenti in affitto a costo basso e lui, attraverso un concorso, ne ha avuto assegnato uno. Infine, nel periodo in cui non lavorava, riceveva una pensione di invalidità.
Come puoi immaginare, è aiutato dalla famiglia, naturalmente. Ma diciamo la verità: non basta, occorrono ospedali attrezzati, occorrono medici e infermieri ogni giorno a disposizione per assicurare tutte le cure necessarie e poi per gli interventi più urgenti.
Tutto questo costa, e molto, e senza le tasse pagate dai cittadini e senza che una parte delle tasse sia destinata alla sanità e sia spesa bene, questo sarebbe impossibile.”

In pratica, senza lo Stato e le tasse sarebbe impossibile curare le persone. Si tratta di un argomento (ab)usato da parte dei fautori della bellezza delle tasse, che indubbiamente fa presa, a maggior ragione sui bambini, ma che distorce la realtà. In primo luogo, perché non c’è nulla di impossibile: la medicina e la sanità non esistono perché le ha inventate lo Stato. E possono certamente esserci strutture sanitarie non statali. Quanto al costo, e alla copertura dei rischi, esistono le assicurazioni, anche in forma di mutue. Ed esistono anche le organizzazioni benefiche.

Cercare di spacciare lo Stato come se fosse un’organizzazione benefica che cura i malati gravi, giustificando così le tasse, è più che discutibile, a mio parere. L’argomento è basato sul presupposto che, senza lo Stato a imporla mediante le tasse, non ci sarebbe solidarietà. Il che è smentito dalla storia e dalla cronaca, dato che anche in Paesi tartassati come l’Italia la solidarietà spontanea è molto diffusa. E senza le tasse non vi è motivo di ritenere che non potrebbe esserlo molto di più.

Prosegue Fichera: Mi domando, quante vite sono salvate ogni giorno negli ospedali? Quanti bambini vanno a scuola ogni giorno? Quanti ragazzi vanno all’Università ogni giorno? Quanti incendi vengono spenti dai vigili del fuoco ogni giorno? Quante strade vengono pulite, illuminate, controllate ogni giorno? Quanti immigrati che fuggono da guerre o dalla fame vengono salvati dalla Marina Militare? E si potrebbe continuare. Mi meraviglio anch’io di quant’è lungo l’elenco che si potrebbe fare. E bada che non si tratta di casi eccezionali, si tratta della vita di ciascuno di noi,ogni giorno.”

Pare che non ci sia attività umana che non sia fattibile solo grazie allo Stato e alle tasse. Se questo è il modo di ragionare, allora Fichera avrebbe potuto aggiungere automobili, panettoni, servizi elettrici e telefonici, emittenti radiotelevisive e tanto altro ancora. Non a caso ho citato tutte cose che lo Stato ha fatto e in parte ancora fa finanziandosi con la tassazione. In molti casi, all’epoca in cui tali attività erano monopolio statale c’era chi sosteneva che sarebbe stato impossibile lasciare che fossero dei soggetti privati a fare quelle cose, se non andando incontro a sciagure. Ovviamente non c’è stata alcuna sciagura. Anzi.

Bontà sua, Fichera ammette che qualche problema esiste: Certo, lo so, le tasse possono essere troppe e male distribuite, anche ingiuste; i governi possono essere corrotti e “rubare”, oppure essere inefficienti e non spendere bene le tasse. E fa veramente rabbia perché le tasse sono un sacrificio per i cittadini, le pagano di tasca propria e le sottraggono a spese utili e necessarie per sé e la propria famiglia.
Ma questo dipende dal governo, non dalle tasse! Se “buttiamo a mare” i governi incapaci, corrotti e inefficienti o che riteniamo che siano incapaci, corrotti e inefficienti, facciamo bene.”

Contrariamente a Fichera, io credo che non dipenda dal governo. Certamente possono esserci governi più o meno rapaci, incapaci o corrotti, ma le tasse sono “ingiuste” per loro natura, essendo pagate sotto la minaccia di sanzioni. Di fatto, sono estorte a coloro che le pagano. Che quei soldi, poi, siano spesi bene o male, è un fatto secondario e anche frutto di valutazioni soggettive.

Fichera, ovviamente, non la pensa come me: “Ma se, sbagliando obiettivo, “buttiamo a mare” le tasse, o non paghiamo le tasse, siamo evasori, ci diamo la zappa sui piedi, ci facciamo male da soli. Non sapremmo più come assicurarci ospedali, scuole, università, sicurezza e così via.
Si può obiettare che ognuno può “fare da sé”. Ma chi può fare da sé? Solo i ricchi, forse. E gli altri? E poi non per tutte le cose appena elencate: per alcune non possono farlo, per altre non “devono” farlo: solo la polizia può arrestare, solo i giudici possono giudicare.” Sulla prima parte di queste affermazioni ho già esposto il mio punto di vista. Anche il fatto le funzioni di polizia e giudiziarie debbano essere un monopolio statale è discutibile. SI tratta di servizi che potrebbero essere svolti in concorrenza da agenzie non statali. E questo, tra l’altro, è quello che avviene già nei rapporti tra Stati. E’ abbastanza incoerente che gli statalisti ritengano indispensabile il monopolio statale di quelle funzioni, ma ammettano poi che possano esserci più Stati in concorrenza tra loro.

Dulcis in fundo (se così si vuol dire): Una volta, alla fine del mio «Gioco delle tasse» con un’altra classe come la tua, una giornalista ha chiesto a una bambina il significato del gioco a cui aveva appena partecipato. Lei ha detto: «Se non ci fossero le tasse non ci sarebbe la mia città». Ecco, alla tua domanda se mi piacciono le tasse, risponderei: Sì! Mi piacciono perché non saprei come fare senza «la mia città».”

Addirittura non ci sarebbero le città! Vi rendete conto del lavaggio del cervello che fanno a bambini in età scolare?

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5 COMMENTS

  1. “Franco Fichera, professore ordinario di diritto tributario, dal 1° novembre 2012 è in pensione.”
    Questo è l’incipit del suo profilo che si legge sul sito ufficiale.
    Visto che si aggira ancora per le scuole a parlare di benevola tassazione (anziché potare le rose del proprio giardino come fanno i veri eroi quando si ritirano), vuol dire che soffre della “sindrome del capostazione”. Tipica patologia da “distacco” che colpisce tutti quelli che non riescono a stare lontani dal luogo di lavoro, anche se costretti a tirare i remi in barca per raggiunti limiti di età.
    La deformazione professionale lo porta ad accentuare la naturale perdita di neuroni con l’età e lo costringe a proseguire con la solita tiritera come gli orsetti della reclame delle pilette.
    Se è stato pensionato il 1° di novembre 2012, giorno festivo, vuol dire che ha iniziato la sua carriera extra-lavorativa il 2 di novembre, venerdì. Per chi ama la cabala certamente non è un caso che vada a raccontar castronerie…

  2. Beh, devono fare gli itagliani no..?
    Li fanno sulla base della carta piu’ FURBA del mondo.
    Successe anche negli USA dove prelevavano con le buone o con le cattive i ragazzi di eta’ scolastica, i figli degli uomini rossi (non komunisti), per portarli nei collegi RIEDUCATIVI.
    A noi veneti e non solo fecero uguale e kompagno.
    L’occupante si comporta da tale, spesso parte con le buone ma poi strada facendo puo’ usare le maniere forti: non puo’ accettare che nel suo territorio vi siano realta’ differenti.
    Il caso ROM e’ un caso a se: li’ lo stato (gran baraccone da mantenere) si e’ dimostrato debole, forse perche’ quelli non pagano le tasse..?
    Varrebbe anche per il centro-sud d’italia allora.
    Guardate questa cartina:
    https://www.facebook.com/walter.bianco.oderzo/posts/10208805899615756?comment_id=10208826955382137&reply_comment_id=10208827077865199
    Scorrete in su e la vedrete la realta’ d’italia una e indivisibile.
    Ma quando mo al RISVEGLIO..??
    Salam

    • Paradossalmente , fanno benissimo al sud.
      Non pagano le tasse e sono campioni di infedeltà fiscale.
      Al nord dovrebbero imparare , e in fretta, se vogliono abbattere questo tipo di stato fondato sulla rapina ed il taglieggiamento fiscale.
      Paradossalmente hanno ragione loro.
      Hanno torto quando chiedono di continuo sovvenzioni ed aiuti.
      Se fossero onesti e coerenti, davvero mossi dal bisogno di libertà, trasformerebbero la loro infedeltà fiscale in una battaglia per vivere liberi.
      E invece piangono e fottono.
      Ciò nonostante chi vive al nord ha molto da imparare.

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