di PAOLO L. BERNARDINI
Il 23 febbraio 2020 tornavo da Tashkent via Istanbul a Milano. Era domenica, mi ricordo. Ero reduce da uno splendido, lungo soggiorno in Uzbekistan. Dalla Samarcanda dei miei sogni di adolescente – di milioni di adolescenti – solleticati dal buon Vecchioni, professore e cantautore, sbarcavo a Malpensa pieno di fotografie, ricordi, piatti di ceramica e doni per gli amici. Non mi aspettavo di assistere al trionfo del grottesco, della menzogna, dell’asservimento, della viltà, della dittatura, della violenza, della tragedia. Inaudito. A partire dal giorno dopo. Del peggio del peggio, dell’infimo dell’imo. Potrei scrivere pagine e pagine sull’osceno spettacolo offerto dal mondo, dalle vittime e dai carnefici, da scienziati asserviti e giornalisti altrettali, in questi due lunghissimi, strazianti anni.
Ieri 31 dicembre 2021, quasi due anni dopo il mio ritorno, ho ascoltato l’ennesima storia legata all’abominio che Satana ha scatenato, probabilmen