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Col 40% dei voti Javier Milei stravince le elezioni di “mid-term”!

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di LEONARDO FACCO

Dal primo giorno in cui mi hanno chiesto cosa pensassi della vittoria di Javier Milei nel 2023, allorquando divenne presidente, aldilà del mio compiacimento personale per la vittoria del primo presidente liberale-libertario della storia, ho sempre affermato quanto segue: “Non dimenticate che Milei non ha alcuna maggioranza politica in Parlamento, quindi molto dipenderà da quel che farà da subito in materia economica e da come andranno le importantissime elezioni di mid-term”.

Al netto dei risultati che ha ottenuto nel suo primo anno e mezzo di mandato, al punto da far aver portato Niall Ferguson a sostenere che il presidente argentino in un anno ha fatto più di quanto ha fatto la Thatcher in un decennio, l’opposizione – e il deep state – da aprile di quest’anno ha aperto il fuoco di fila contro l’economista bonairense, al quale erano scaduti i termini concessi da una legge delega, che ha permesso al suo governo di operare senza particolari ostacoli durante il primo anno di mandato. Il “Pacto de Mayo”, inoltre, sottoscritto con i governatori delle Province, aveva messo benzina ulteriore benzina nel motore dell’esecutivo guidato da Milei.

Il Kirchnerismo e il peronismo hanno iniziato a proporre al Congresso una serie di leggi di spesa calibrate per far saltare l’equilibrio di bilancio e far saltare i conti messi in sicurezza dal ministero di Economia e dalla Banca Centrale. Le elezioni provinciali dello scorso mese di settembre hanno peggiorato le cose, visto che La Libertad Avanza ha perso la competizione elettorale contro Kicillof, rieletto governatore della più importante provincia argentina, con 13 punti percentuali di vantaggio sul candidato di Javier.

Tutto ciò ha comportato – come ha ben spiegato Juan Ramon Rallo – enorme incertezza sui mercati internazionali, preoccupati di un ritorno del comunismo in Argentina. Sotto pressione il peso, sotto pressione la borsa, sotto pressione i titoli di Stato argentini. Solo l’intervento di Donald Trump, leggasi Bessent, che ha messo a disposizione del governo argentino 20 miliardi di dollari per ridurre il peso del debito pubblico argentino (ridotto di circa 50 miliardi dal governo Milei) ha permesso all’esecutivo “violeta” di reggere il colpo.

Ieri, nel giorno della verità, si sono tenute le elezioni di mezzo mandato. Ha votato il 67, 85% degli aventi diritto e le urne hanno sentenziato una vittoria debordante per “El loco” (anche per il sottoscritto inaspettata), che ha spazzato le nubi nerissime che si erano addensate sulla testa di Javier Milei.

Analisi, critiche, commenti ed approfondimenti di quel che accadrà nel prossimo biennio di presidenza di Milei (ancora una volta la stampa igienica italiana s’è distinta per la sua falsità!) le lasciamo ai giorni a venire. Per ora, ciò che certificato è che il partito del presidente ha ottenuto oltre il 40% dei voti ed oltre 8 milioni di consensi (da 37 a 101 deputati e da 6 a 20 senatori), con più del 91% dei seggi scrutinati.

 

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