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Comunque valdostani. indipendenza, un progetto da realizzare

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di PIERO MINUZZO

MINUZZOMatteo Renzi, non perde occasione per chiedere alla Germania e all’Europa maggiore elasticità in tema di patto fiscale, di stabilità finanziaria di autonomia decisionale. Non capisco perché la Valle d’Aosta, forte della sua specificità, non rivendica a Roma quello che Roma rivendica a Bruxelles. Ma anche di più. L’Autonomia piena o l’indipendenza.

E’ tempo che la nostra classe politica, invece di piangersi addosso e bloccarsi su luoghi comuni come sviluppo, sistema, partecipazione, impari a parlare ed ad agire più seriamente, con maggiore determinazione e convinzione.

I nostri politichini invece di divertirsi sui banchi del Consiglio Valle come fossero quelli dell’asilo, farebbero bene – a spese loro visto che la loro formazione ognuno se la deve pagare invece di spendere i soldi pubblici per comperare la carne di capra o fare i regali natalizi – andare in Catalogna a scuola di indipendenza.

Già! Indipendenza è oramai un termine scomparso dal vocabolario della politica valdostana. Ha scritto l’arpitano Joseph Henriet sul giornale online L’indipendensa del 28 gennaio 2013: “La Valdaosta è sempre stata un focolaio d’indipendentismo. La lotta contro il centralismo ha caratterizzato tutta la nostra storia. A cominciare dalle lotte contro il potere feudale dei Savoia che, pur conquistandoci, dovettero concederci ampia autonomia. La Valdaosta ha sempre nutrito amore e odio verso i Savoia e amore mal posto verso la Chiesa cattolica. Questa sudditanza psicologica verso di essi ci ha fatto perdere l’occasione di diventare indipendenti: nel sedicesimo secolo avemmo l’occasione, seguendo la dottrina di Calvino, venuto in Valle a predicare, di diventare protestanti e scivolare quindi nell’area culturale nord-alpina.  Oggi, molto probabilmente la Valdaosta sarebbe uno dei tanti Cantoni svizzeri”.

E ancora la storia racconta che: il 9 febbraio la Gazzetta d’Italia pubblicò un articolo dell’ex-presidente del Consiglio dei ministri, Francesco Saverio Nitti, fortemente critico nei confronti dell’autonomia alla Valle d’Aosta, definita «un’assurda concessione […] di cui nessun esempio poteva essere peggiore e nessuno più anticostituzionale». In Valle d’Aosta l’articolo di Nitti suscitò viva impressione e venne fortemente biasimato. Il Comitato centrale dell’Union Valdôtaine sottoscrisse un appello ai Valdostani, pubblicato il 10 febbraio nel supplemento al foglio del movimento, L’Union Valdôtaine, in cui l’intervento di Nitti era considerato «une nouvelle offensive contre les droits de la minorité valdôtaine». Quattro giorni dopo il Comité d’Action Valdôtaine di Parigi, costituitosi l’11 ottobre del 1945, inviò all’Onu un telegramma, firmato da Auguste Petigat, Fidèle Charrère, Baptiste Perrin, Pierre Lexert, per chiedere l’indipendenza o quantomeno la garanzia internazionale per l’autonomia: «Au nom des Valdôtains, nous vous prions de prendre note que la Vallée d’Aoste demande son indépendance ou au moins son autonomie complète garantie par les Nations Unies. Veuillez faire enquête sur la volonté sincère des Valdôtains. Nous comptons sur l’Onu pour avoir protection et sauvegarde de nos droits, étant minorité allogène sans aide de personne». L’indomani L’Union Valdôtaineuscì con un’edizione straordinaria in cui si definiva la proposta del Comité d’Action Valdôtaine come «l’ultima battaglia dei valdostani».

Di “quell’Ultima battaglia dei valdostani” non rimane nemmeno il ricordo. Oggi la residua Autonomia è attaccata da destra e da manca, dal centro e in casa nostra, ma i nostri politichini fanno battaglie di retroguardia per salvare la propria poltrona o conquistare rendite personali.

E’ su questo fronte che chi ha competenze e sensibilità dovrebbe impegnarsi maggiormente e delegare ad altri la gestione Amministrativa della Regione. Siamo prossimi al punto di non ritorno. Ma siamo ancora a tempo.

La Catalogna insegna. Il nove novembre i catalani sono chiamati ad esprimersi sul referendum per l’indipendenza dalla Spagna. Il presidente del governo catalano, Artur Mas ha già annunciato: “Come privato cittadino voterò per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Come responsabile politico della comunità farò però di tutto perché la consultazione si tenga e la popolazione possa esprimere il suo parere, nonostante il boicottaggio di Madrid”.

L’80% dei catalani vuole un referendum per decidere il proprio futuro. Anche se l’esito non sarà vincolante, se la popolazione deciderà per l’indipendenza “questo sarà il nostro mandato, non vi è possibilità di altre vie” ha commentato Mas.

E’ questa una delle strade da battere per ridare dignità alla nostra Petite Patrie dopo la sciagurata crisi dei 90 giorni e le recenti nuove comparse dei franchi tiratori. Sempreche i nostri politichini siano capaci di tanto. E se non sono capaci loro ci pensi chi ha capacità e competenze.

E’ tempo di dire basta alle imposizioni centrali.

Aosta-Roma-Indipendenza non è uno slogan! E’ un progetto da realizzare. C’è da augurarsi che la Commissione permanente del Consiglio Valle Istituzioni e Autonomia, presieduta dal giovale Joel Farcoz, apra un tavolo.

Tratto da: www.valledaostaglocal.it

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