di ALESSANDRO VITALE
“Liberalismo” è una parola inflazionata. Tutti nell’ultimo decennio del Novecento hanno cercato di crearsi una sorta di capanna confortevole e inattaccabile, definendosi “liberali”: anche coloro che, come nel loro passato - a volte inconfessabile perché speso a difendere ideologie e pratiche pianificatrici e collettiviste - rimangono portatori di una mentalità autoritaria, gregaria, fideistica nei confronti di chi detiene il potere, anticapitalistica e statalistica in vario grado. È una costa arcinota. La maggioranza non sa che il Liberalismo è, prima di tutto, a un metodo di studio non equiparabile a una dottrina politica come le altre. Il Liberalismo è sorto come reazione all’affermazione e al consolidamento dello Stato moderno, alla sempre più totale concentrazione del potere che quello ha prodotto, alle sue pratiche liberticide, che nel secolo scorso e nel presente hanno raggiunto vertici difficilmente immaginabili nelle epoche precedenti.