di MATTEO CORSINI
Mi è capitato, leggendo una rassegna stampa, di imbattermi in un articolo a firma di Marco Bersani pubblicato sul Manifesto. Ho pensato: vediamo un po’ cosa si propone su un quotidiano che, nel 2018, ancora va fiero di dirsi comunista (sic!).
L’inizio è tutto un programma: “Mentre la giostra sul nuovo governo continua il proprio giro e Lagarde (Fmi) e Moscovici (Commissione Europea), a giorni alterni, ricordano a tutti l'obbligatorietà delle politiche d'austerità, nessuno sembra voler prendere atto dei nodi strutturali di una crisi che richiederebbe, finalmente e dopo decenni di accondiscendenza, di scontentare i famosi «mercati». Proviamo a farlo noi, indicando quattro proposte, necessarie anche se non esaustive”.
Come spesso accade, il termine austerità è del tutto fuori luogo, dato che negli ultimi anni è stato prodotto più deficit di quanto di volta in volta concordato a primavera con la Commissione europea, invocando, talvolta col capp
Concordo solo sul divieto della socializzazione di perdite private.
Per il resto, costui continua a vivere nel mondo dei campanelli.
Non ha ancora capito un cazzo e scrive di materie che non padroneggia.
Infine, il debito pubblico è incoercibile.
Nessun rimedio pare possibile, essendosi strasuperato ogni limite.