di PAOLO L. BERNARDINI
Giace l’alta Cartago: a pena i segni
de l’alte sue ruine il lido serba.
Muoiono le città, muoiono i regni,
copre i fasti e le pompe arena ed erba,
e l’uom d’esser mortal par che si sdegni:
oh nostra mente cupida e superba!
Tasso, Gerusalemme liberata, XV.
Se è vero che la forma “Stato” è transeunte, mutevole, destinata forse a scomparire, non è meno vero che gli Stati stessi, e a maggior ragione, sono transitori, così come gli imperi. I cimiteri di stati e di imperi sono pieni di tombe. Potrei citare un numero altissimo di Stati – compresi quelli studiati nel bellissimo libro di Norman Davies di cui ora parlerò, o almeno alcuni di essi – che non dicono più niente neanche agli eruditi, che non son pane per i denti dei sapienti o sapido formaggio per i topi di biblioteca. Paradossalmente, Stati che non sono mai esistiti, come Utopia, agghiacciante invenzione di Thomas More, sul modello di Atlantide, invenzione di Platone, sono maggior