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Ecco il 143° segnale della ripresa: recupereremo il pil perso tra 15 anni

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di LUIGI CORTINOVIS Dunque, la ripresa sarebbe in atto, anche se i segnali contrari si moltiplicano. Comunque sia, ammettendo che così sia, ecco cosa pensa Confcommercio nel merito. "Agli attuali tassi di crescita di Pil, consumi e reddito disponibile, solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al Pil pro capite del 2007. La spesa delle famiglie pre-crisi si rivedrà nel 2030. Il reddito disponibile nel 2034. E' la stima fatta dall'Ufficio Studi Confcommercio". Ancora: Tra il 2007 e il 2014, ricorda Confcommercio, gli italiani hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% del Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell'11,3% per i consumi. Il ritorno ai livelli di crisi viene stimato sulla base di una crescita dell'1,25% per Pil, dello 0,95% dei consumi e dell'1,05% per il reddito disponibile, a fronte di una variazione della popolazione in linea con le stime prodotte dall'Istat negli scenari di lungo periodo (+0,2%)". L'economista indipendente Paolo Cardenà, perÃ
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2 COMMENTS

  1. Solo se la situazione fosse brutta ma stabile si potrebbe ipotizzare un ritorno al PIl del 2007 tra un tot di anni.
    Ma sappiamo bene che i dati di timida ripresina sbandierati dal governo sono in realtà un risultato statistico avendo inserito nel PIl attività illecite che prima ne erano fuori.
    Tutti gli indicatori sono in negativo, consumi, mercato immobiliare, occupazione, produzione industriale.
    La crisi attuale non la crisi nata dai subprime nel 2007, la crisi italiana nasce nel 1992 e si è ingigantita sempre più, lo scorso anno tutte le economie europee erano in crescita meno quella italiana, questo prova che la crisi italiana sarebbe scoppiata comunque e le sue radici sono solo interne e sono influenzate solo minimamente da dinamiche internazionali.
    La Magnagrecia in fatto di impieghi pubblici, pensioni regalate, economia monetaria e non reale, evasione è messa peggio ma molto peggio della Grecia, senza contare il debito mostruoso, si è salvata finora solo succhiando il sangue alla Padania, che ora è stremata. Aspettiamoci un bel botto, di quelli che vengono citati nei libri di Storia e non solo nei manuali di Economia…..

  2. I numeri di Cardenà parlano chiaro.
    Ma quello che conta è la percezione della gente, l’esperienza quotidiana.
    A parte aziende di nicchia, il resto è in crisi.
    Nelle città esistono strade con negozi tappezzati di “affittasi-vendesi”.
    Saracinesche chiuse.
    Idem nelle zone artigianali e industriali , ove i capannoni abbandonati ed in attesa di utilizzo sono una quantità mai vista, impressionante.
    Per non parlare di gente in cassa integrazione, licenziati che personalmente conosco.

    No, non c’è proprio da stare sereni.

    Anche perché, come dice Cardenà, se scoppia una qualche crisi, una qualche bolla in giro per il mondo con ripercussioni globali , allora che succede?

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