di GILBERTO ONETO
Garibaldi resta la più intoccabile delle icone sacre dell’italianità: resiste a ogni ricerca storiografica, a ogni rivisitazione o analisi – come si dice oggi – revisionista. La sua posizione resta solida per la resistenza della vulgata “ufficiale” (favorita dalla scarsa diffusione di cultura storica che per la stragrande maggioranza dei cittadini si limita a quella acriticamente assorbita sui banchi di scuola), per il relativo splendore del personaggio rispetto alle meschine angustie di tutti gli altri padri, zii e cugini della Patria, ma soprattutto per la sua versatilità ideologica. L’immagine di Garibaldi è andata bene per massoni e anticlericali (ed è facile capirne le ragioni) ma anche per socialisti e comunisti (che nel 1948 ne hanno usato l’effige come simbolo elettorale), fascisti e nazionalisti, e qualche volta (e questo risulta davvero difficile da capire) addirittura per certi cattolici di stomaco buono.
In realtà chi ne può davv
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