di MATTEO CORSINI
La categoria degli statalisti, che in Italia non ha mai sofferto di cali demografici, chiude il 2019 più in forma che mai. Non passa giorno che qualcuno non invochi qualcosa di simile all’Iri o non dichiari che l’intervento dello Stato si rende non solo necessario, ma perfino auspicabile per far fronte a fallimenti del mercato e fare dell’Italia un paradiso di innovazione e produttività. Da ultimo il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in una lunga intervista a Repubblica, ribadisce il concetto:
“La logica di mercato e l'intervento dello Stato possono coesistere perfettamente, proprio perché esistono i fallimenti di mercato nei quali lo Stato non solo può, ma deve intervenire”.
Ovviamente basta definire “fallimento di mercato” qualsiasi esito sgradito al governante di turno, che dall’intervento, sempre “per il bene del Paese”, punta a ottenere consenso elettorale a spese dei pagatori di tasse.
Ecco, quindi, che lo Stato s
Gli statalesi e la solita “paccata di soldi” da sborsare
Contesto appieno l’affermazione di questo figuro statalista.
Libero mercato ed intervento statale – pubblico non possono coesistere con una costituzione che subordina regolarmente e intenzionalmente la proprietà e l’iniziativa private a superiori scopi sociali.
Non si devono fare affermazioni del genere quando lo scopo è la redistribuzione della ricchezza tramite coercizione legale e statale.
Non si può tirare in ballo la legge di mercato quando si devono elargire provvidenze ad imprese come alitalia o altri baracconi sul genere di ilva.
Non hanno neppure il coraggio di esser statalisti.
Mentono, dilapidano, usano due pesi e due misure, pur di nascondere quello che sono.
Dei socialisti statalisti seminatori di miseria, degrado, declino, liberticidio.
Delinquenti politici , unica definizione possibile.