di LEONARDO FACCO
La scorsa settimana, sulla stampa igienica, viene riportata questa «clamorosa notizia»: "Una ricerca dell’Istituto dei Tumori di Milano e dell’Università di Siena, condotta su soggetti sani arruolati per lo screening per il tumore al polmone, ha retrodatato a settembre 2019 la circolazione del virus in Italia recuperando i “vecchi” campioni di 959 persone, raccolti tra settembre 2019 e marzo 2020, e analizzandoli: gli anticorpi contro Sars-CoV-2 sono stati nell’11,57% del totale, anche campioni raccolti a settembre 2019. Questo vuol dire che sarebbero 7 milioni di italiani contagiati a fine marzo 2020: numero molto vicino alle stime dell’Imperial College, che parlavano di 5,9 milioni di contagiati al 28 marzo".
La dottoressa, nonché chirurga, Silvana DE Mari ha commentato così: "Questo vuol dire due cose: la prima è che i contagiati sono moltissimi, e quindi il tasso di mortalità è molto più basso di quanto normalmente è considerato. Il
Come si spiega il picco dei morti arrivato solo a marzo? E la mancata immunità di gregge visto i 3 mesi di libera circolazione del virus? Non è che quei test non sono così specifici e han visto in altro coronavirus?
Il picco dei morti di Marzo è frutto dei protocolli folli, ed errati, adottati in Italia, con ospedalizzazioni, lockdown tra infetti (case di cura) e intubazioni. Sull’immunità di gregge sono usciti proprio recentemente altri studi che confermano che esiste eccome. Infatti, ben sapendolo, hanno trasformato i contagiati (al 95% asintomatici) in untori, per mantenere viva la narrativa del terrore.