di SANTIAGO CARRANZA VÉLEZ
Mentre a Monterrey e Guadalajara le stazioni di servizio accumulano code e la Pemex avverte di ritardi nella raffinazione, navi cariche di greggio e diesel salpano verso il porto di Matanzas, a Cuba. Non si tratta di un’operazione eccezionale né discreta: sotto i governi di Andrés Manuel López Obrador e ora di Claudia Sheinbaum, il Messico si è consolidato come uno dei principali fornitori di energia del castrismo, prendendo il posto che un tempo aveva il Venezuela prima del collasso della PDVSA.
Il flusso è incessante. Tra maggio e giugno di quest’anno, 39 spedizioni sono partite alla volta di Cuba per un valore superiore a 850 milioni di dollari, secondo i dati di Mexicanos Contra la Corrupción y la Impunidad (MCCI). Nel 2024, la Pemex ha riconosciuto alla SEC statunitense esportazioni di circa 20.100 barili giornalieri di greggio e 2.700 di raffinati, per oltre 600 milioni di dollari.
Sheinbaum non lo nasconde. Interrogata nelle sue abituali