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Il neomarxismo di Piketty serve a giustificare la tirannia fiscale

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di GUGLIELMO PIOMBINI Incomprensione dell’azione umana Anche la sua impostazione macroeconomica lo porta a conclusioni fuorvianti. Nel libro il reddito e il capitale hanno sempre e solo l’aspetto di grandi aggregati numerici; la ricchezza non è mai “prodotta” o “guadagnata”, ma sempre e solo “ricevuta” o “redistribuita”; il capitale appare come una grande massa omogenea che genera automaticamente un rendimento. Armeggiando con questi aggregati, Piketty ritiene di aver individuato, in due equazioni algebriche riguardanti il rapporto tra capitale e reddito, nientemeno che le due “leggi fondamentali del capitalismo”.[1] Sono formule che, se possono avere un senso dal punto di vista contabile, non hanno alcun significato economico, perché trascurano i ben più rilevanti aspetti microeconomici dell’azione umana, dell’imprenditorialità, del rischio, dell’incertezza, della previsione del futuro. Egli immagina che questi aggregati interagiscano tra loro co
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