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Indipendenza, quali decisioni collettive per l’identità di un popolo

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via_indipendenzadi ALESSANDRO MORANDINI

Il bene di un popolo è la sua indipendenza

Le scelte collettive dipendono, oltre che dai desideri delle persone, dai dispostivi con cui vengono prese decisioni vincolanti per tutti. Quando diciamo che il popolo ha scelto, non ci riferiamo alla manifestazione della sua coscienza, e, perciò, non possiamo riferirci alla sua capacità di prendere decisioni razionali o morali (che sono sempre decisioni individuali). Perfino questioni come la sicurezza nazionale o gli interessi economici non producono opinioni unanimemente condivise quando si tratta di stabilire che cosa fare.

Per capire i problemi di azione che un popolo deve affrontare, più che far riferimento al suo bene o ai suoi desideri, si devono considerare i dispostivi che vengono abitualmente utilizzati per risolvere problemi di azione collettiva: l’argomentazione, il voto, la negoziazione ed in qualche occasione il caso.

Se quindi non è possibile affermare con certezza la scelta migliore che un popolo può compiere per se stesso, si dovrà ammettere che qualsiasi argomentazione a proposito dell’opportunità o del valore di una qualsiasi scelta collettiva che chiama in causa un popolo intero, implica una premessa: che il popolo in questione sia nelle condizioni di poter decidere, cioè di poter applicare i dispositivi.

Superiorità civile dell’autodeterminazione

In questo articolo non è possibile soffermarsi su ciascuna delle tre tecniche di costruzione delle decisioni collettive. Si può però notare che l’obiettivo dell’istituzione degli indipendentismi padani e, prima di essa, dei movimenti indipendentisti, altro non può essere che quello di affermare anche nel campo delle decisioni relative all’identità di un popolo la pratica dell’argomentazione, del voto e della negoziazione.

In altre parole la superiorità civile del dispositivo proposto da gran parte del mondo indipendentista contemporaneo dipende dal fatto che l’affermazione della sovranità dello stato-nazione implica che la decisione collettiva sull’identità della nazione, una volta compiuta ed indipendentemente dalle procedure utilizzate, pretende di risolvere definitivamente ciò che invece resta un problema.

Viceversa l’energia di ogni movimento indipendentista e la persistenza nel tempo delle istituzioni indipendentiste private, esprimono la presenza e la costanza del problema identitario e, perciò, la necessità di recuperare metodi idonei alla soluzione temporanea del problema.

La pretesa identitaria, ovvero l’indisponibilità a cooperare

Un popolo che manifesti, come esito di procedure decisionali collettive, un netto rifiuto di considerare la propria identità come un problema, non avanza di un solo passo verso la sua soluzione, cioè verso l’affermazione della sua identità come un fatto conseguente, e non precedente, l’argomentazione.

L’indisponibilità alla verifica referendaria si configura, sul piano dell’azione collettiva, come la rinuncia ad adoperare ogni dispositivo per favorire la cooperazione tra individui in quei luoghi dove emerge il problema fondamentale di definizione dell’identità territoriale; più precisamente in quei luoghi dove si manifesta una competizione tra individui che esprimono diverse argomentazioni rispetto ad identità, amore verso un territorio, senso di appartenenza.

Quando alcuni, tanti o pochi, individui pretendono di non ammettere la legittimità dell’argomentazione altrui relativamente ai tre temi qui sopra elencati, tutti dovranno rinunciare a porre la questione come problema di azione collettiva, e perciò ricondurranno la soluzione dei medesimi problemi entro i limiti posti dall’istituzione pubblica a cui solo loro fanno riferimento. Le istituzioni pubbliche sono obbligatorie; lo stato esercita la sua sovranità in nome del popolo; la Repubblica si esprime entro i confini che noi avevamo deciso una volta per tutte.

La rinuncia alla cooperazione tra istituzioni indipendentiste private, tutte indistintamente orientate alla conquista della dimensione pubblica, e istituzioni pubbliche, ovvero istituzioni private che hanno già conquistato la dimensione pubblica, provoca la guerra. La guerra esprime la mancata soluzione di un problema di azione collettiva, laddove l’obiettivo dell’azione corrisponde alla fondazione di un istituzione  che non preveda, se non nel raro caso dell’esilio, la sanzione dell’esclusione.

Le decisioni collettive nei movimenti popolari

I movimenti popolari fanno ricorso in modo quasi esclusivo all’argomentazione. Proprio per questo motivo non possono raggiungere il risultato sperato; per quanto siano convincenti le prove relative all’esistenza di questa o quest’altra “nazione”, non si raggiungerà mai l’unanimità. La nazionalità è la convinzione espressa da un certo numero di persone di essere, sotto il profilo affettivo ed esistenziale, tutti ugualmente compresi in un territorio. Siccome la vita di ogni individuo manifesta sempre una costruzione identitaria relativa alle appartenenze territoriali, è decisamente improbabile che tutti gli abitanti condividano precisamente i confini del territorio verso il quale esprimono il loro affetto speciale. La definizione di quel territorio è in larga misura il risultato dello sviluppo tanto della storia politica, quanto della cultura; è quindi un risultato che esprime contemporaneamente identità e differenze.

Il processo di decisione collettiva fondante l’istituzione pubblica

Tutto ciò comporta un problema di azione collettiva fondamentale, la cui soluzione consiste nella costituzione della sovranità dell’istituzione pubblica, che viene fatta coincidere con un solo popolo nel caso delle repubbliche, con una sola dinastia nel caso delle monarchie. Nel processo decisionale che produce la temporanea soluzione del problema di azione collettiva devono essere utilizzati, perciò, tutti i dispositivi: l’argomentazione che determina i primi aggregati, il voto che definisce l’istituzione pubblica e, contemporaneamente, la negoziazione con gli aggregati perdenti e con i soggetti esterni all’istituzione sovrana. Succede sempre così, anche in casi estremi come l’Isis. Ciò che accomuna l’Isis a tutti gli stati-nazione, è la pretesa di irreversibilità del processo.

(7 – CONTINUA)

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