di LEONARDO FACCO
"La rimozione forzata, a Charlotte in Virginia, della statua del generale sudista Lee, ha scatenato la violenza: auto su antirazzisti, un morto". Questa la notizia data un paio di giorni fa dalla stampa italiana, intenta - come anche quella internazionale - a mettere l'accento sulla violenza dei "bianchi suprematisti" (dei dementi, ovvio), ma soprattutto a mettere indissolubilmente in relazione il razzismo con chiunque sia sostenitore del condottiero sconfitto a Gettysburg.
Insisto col mio punto di vista: il politically correct (sia esso collegato a "motivazioni gender" o a "difesa delle minoranze), unitamente a tutte le altre imposizioni falso-perbeniste inculcate per legge alle masse, causerà ineluttabili disgrazie sociali, in un modo o nell'altro. La prima grande disgrazia è quella di non poter neppure denunciare fatti evidenti. Prendiamo il caso della Svezia (dove ha persino censurato PIppi Calzelunghe per razzismo), Stato notoriamente impegnato
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