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La crisi è irrisolta, il re è nudo, la crescita non ci sarà

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Draghidi RIVO CORTONESI

LA CRISI DEL 2008 E IL PERIODO NERO DELLE BANCHE
All’indomani della crisi del 2008 i media (radio, televisione, giornali ecc.) si adoperarono per convincere l’opinione pubblica che la causa della crisi era dovuta alla mancanza di regole e all’avidità di speculatori senza scrupoli. Fu coniato all’uopo il termine di liberismo “selvaggio” e si disse che la colpa era la sua. Cosa ci sia di liberismo in un pseudo-mercato dove il denaro è monopolio incontrastato delle Banche centrali e i tassi di interesse pure, non l’ho mai capito. Forse dipenderà dal fatto che, essendo io liberista, devo avere la cultura, semplice e essenziale, di un “selvaggio” e a certe cose non ci arrivo.
Invece la mancanza di regole e il diritto a “speculare” (di cui ognuno di noi fa largamente uso anche quando non se ne accorge) non c’entravano un fico secco. Semplicemente le banche, avvalendosi della “riserva frazionaria”, cioè dello strumento di contraffazione legalizzato, di cui dispongono tutt’ora, avevano prestato molti più soldi di quanti i risparmiatori vi avessero depositato. Lo schema Ponzi era saltato e le banche centrali, cioè “i garanti di ultima istanza” quando le azioni truffaldine delle banche commerciali giungono al capolinea, erano corse loro in aiuto stampando denaro (hanno questa facoltà, ma non interessa a nessuno; pare che sia, come diceva Totò, una “quisquiglia”, una “pinzillacchera”).
Astutamente gli uomini degli stati (Confederazione inclusa), che pure dall’esplosione creditizia avevano tratto indubbi benefici (sia in termini di consensi che di entrate fiscali), si finsero vittime “attonite” e, senza neppure interpellare il popolo, con aria contrita, colsero l’occasione per farsi un po`di sdegnosa pubblicità utilizzando i soldi dell’erario per correre in aiuto a chi è troppo grande (o “troppo truffone”?) per poter fallire.
Fu il periodo peggiore per le banche e per la loro immagine. Da un lato, loro, impestate di liberismo selvaggio, dall’altro lo Stato benefattore e i suoi onesti cittadini, chiamati a contribuire, volenti o nolenti, con i frutti del loro lavoro.
Asili, centri sportivi, appalti da capogiro, opere pubbliche iper-dimensionate, iper-accessoriate e iper-architettate, posti di lavoro comunali, statali e parastatali ben retribuiti, spesso al di là dei propri meriti, benessere diffuso, tutte cose rese in gran parte possibili dalle tasse pagate dalle banche, tutto dimenticato, in un attimo. Le banche erano la causa prima della crisi, lo stato e i cittadini le vittime incolpevoli.

IL PRIMO TENTATIVO DI DEPISTAGGIO: TUTTA COLPA DELLA GRECIA
Ma gli stati e le banche sono compagni di merenda indissolubili (i primi sono monopolisti della forza e le seconde del denaro), dunque un’accoppiata perfetta, che nessuno dei due ha interesse a rompere spingendo i loro dissapori oltre un limite pericoloso per la propria reciproca credibilità. Complice le difficoltà nell’uscire da una crisi, che metteva a nudo la responsabilità diretta di tutto l’impianto filosofico-intellettuale keynesiano, insegnato nelle università, e messo in pratica dall’accoppiata banche-stati, l’occasione per non chinarsi sulla vera causa della crisi fu offerta dal caso greco. L’allora segretario del tesoro americano Timothy Geithner, economista e banchiere (e mi pareva …), arrivò a scongiurare l’UE di fare qualcosa per salvare la Grecia, o il sistema sarebbe collassato di nuovo in un effetto domino inarrestabile. Il tutto mentre Ben Bernanke, governatore della Federal Reserve, irrorava il mercato monetario di miliardi di coriandoli verdi, meritandosi l’appellativo di “helicopter” (la caricatura USA in calce a questo post è esaustiva) e il dollaro iniziava una vertiginosa discesa “competitiva” nei confronti dell’euro e di tutte le altre monete importanti, incluso il franco svizzero. Che un paese con il PIL paragonabile a qualche provincia veneta ante-crisi 2008 potesse essere responsabile di un disastro tanto grande non era una cosa spendibile seriamente: il rischio di essere scambiati per imbecilli era altissimo. Si pensò allora di sparare più in alto.

DRAGHIIL SECONDO TENTATIVO DI DEPISTAGGIO: TUTTA COLPA DEI PAESI INDEBITATI DELL’UE
L’instabilità del sistema monetario-finanziario, mentre i falsari americani continuavano nella loro stampa illimitata di coriandoli verdi e nella svalutazione competitiva del dollaro, fu allora attribuita all’euro e agli stati dei paesi mediterranei indebitati, come Portogallo, Spagna e Italia. Si badi bene, è singolare che si prendesse come parametro il solo debito pubblico e non quello privato. La somma dei due debiti rapportata al PIL, almeno per quanto riguardava l’Italia, era, in percentuale, nel 2007 (cioè un anno prima della crisi) quasi equivalente a quella delle Svizzera; Italia: alto debito pubblico pubblico e basso debito privato, Svizzera: basso debito pubblico e alto debito privato) [fonte: McKinsey Global Institute «Debt and deleveraging: the global credit bubble and its economic consequences, januar 2010 ref. 2007»]. Quindi, almeno per quanto riguarda l’Italia, non è stato, per quanto grande, il debito dello Stato italiano (e una tassazione perversa) la causa della crisi sistemica, ma al contrario è stata la crisi sistemica che ha messo in crisi la sostenibilità del debito pubblico italiano.

IL RE È NUDO: COLPI BASSI TRA BANCHE CENTRALI
I debiti, pubblici e privati, sono tanti, troppi. Ne consegue che in nessun paese nessuna istituzione bancaria può permettersi di praticare interessi passivi tali da strangolare definitivamente la propria economia. I debiti pubblici e privati, che devono essere onorati, necessiterebbero al contrario di una crescita robusta. Ricordo che in tempi “normali” un PIL inferiore al 2% era assimilato a “recessione di fatto”. Oggi ci palleggiamo, quando va bene, gli 1 virgola, altrimenti ci accontentiamo degli zeri con qualche decimale per dire o non dire se siamo o no in recessione. E questo nonostante le banche centrali si siano adoperate per tassi di interessi passivi risibili (e dunque per tassi attivi ridicoli, che solo un monopolio “selvaggio” sul denaro può rendere possibili). Ogni mezzo, incluso le svalutazioni competitive, è buono per cercare di conseguire uno straccio di crescita. Cina, Giappone, e USA non si sono fatte di questi problemi, che adesso lo faccia l’UE c’era da aspettarselo. Anzi, sorprende che sia rimasta quasi immobile davanti all’attacco concentrico di “nidi di mitragliatrici, caricate a svalutazioni competitive”. Nel mezzo c’è la BNS, che non sa più che pesci pigliare. Una volta difende la soglia dell’1.20 con l’euro, un altra (è successo pochi giorni fa) l’abbandona (che fosse insostenibile siamo tutti d’accordo). Non oso però neppure pensare cosa succederà se l’euro dovesse ulteriormente indebolirsi, come sembra essere nei piani della BCE. La crisi irrisolta, esplosa nel 2008, ha fatto cadere il velo sui suoi veri responsabili: sono gli stati e le democrazie occidentali (che premiano gli illusionisti e i demagoghi e mortificano le persone serie), e le banche, centrali e commerciali, loro complici, che traggono la loro ragion d’essere dall’espansione del debito pubblico e privato, i soli, veri responsabili, di questa crisi micidiale. Con queste condizioni al contorno balliamo tutti in un contesto di falsità e precarietà, che rende impossibile iniziative imprenditoriali degne di questo nome. La crescita non ci sarà. Quella americana, sbandierata come tale, è l’ennesima “bolla all’americana” innaffiata con coriandoli verdi in sospensione nell’olio di scisto. Il depistaggio è fallito. È ora che i media si assumano la loro responsabilità civile verso i cittadini, abbandonino il servilismo verso politici e banchieri e gridino, con quanto più fiato hanno in gola: IL RE È NUDO!

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1 COMMENT

  1. la CRISI non é il denaro o la Comunità Europea, ma da imputare esclusivamente al sistema Italia formalizzato sul ladrocinio, scandali soffocati, corruzione impunita, ingiustizie all’ordine del giorno, coglioni al Potere,
    Il filo finalmente si é spezzato e non si può unire, serve un filo nuovo con corpo e cervello nuovo.
    Serve una Giustizia nuova, serve il tutto nuovo poiché non c’é un solo settore dello Stato che funziona a dovere. Concedere altri prestiti da parte della BCE all’Italia, vuol dire infognarci ulteriormente in debiti che non potremo più pagare a meno che non sequestrano l’intero stivale.
    Anthony Ceresa.

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