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La favola dei keynesiani sgangherati al potere

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di MATTEO CORSINI Qualche giorno prima in cui fosse deciso dal governo di puntare a un obiettivo di deficit pari al 2.4% del Pil, rispondendo alle domande di una delle innumerevoli interviste che rilascia, Matteo Salvini ha detto, tra le altre cose: “Guardi che a me piacerebbe essere il ministro all'Economia che cambia il passo. Essere il primo, dopo anni di manovre restrittive, a firmare un bilancio espansivo. Non possiamo mai dimenticarci un numero: le manovre soffocanti hanno aumentato il debito di 250 miliardi in 5 anni. Ormai è chiaro: se il Paese non cresce, il debito aumenta. Se cresce, il debito si riduce. Se fossi in Tria, chiederei a Salvini e Di Maio di fare spese intelligenti”. Salvini manda a memoria la lezione dei suoi guru Borghi e Bagnai. In questo, va detto che chi governa oggi non dice cose diverse da chi governava ieri. Per anni Padoan ha detto sostanzialmente le stesse cose sulla discesa del debito, sia pure con toni diversi. Il tutto parte dalla ipote
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