di PAOLO L. BERNARDINI
Passeggiando ad Amburgo, nei suoi quartieri ricchi e eleganti, sembra di percorrere, a chi abbia una ancorché limitata conoscenza della storia della città, lunghi viali che altro non sono che profonde cicatrici. Ma cicatrici rimarginate con cura, dai chirurghi estetici milionari, quali quelli che popolano le rive dei laghi dell’Alster, che hanno ricostruito un corpo urbano splendido, a caro prezzo. Eppure Amburgo ha vissuto tragedie capaci di spezzare altre città; dal terremoto del 1755 mai veramente Lisbona si riprese e pari a quel terremoto fu l’incendio amburghese del 1842, che ridusse a zero la città anseatica. Un secolo dopo, pensarono a decimare quel che era stato così magnificamente ricostruito i bombardieri inglesi; facendo più vittime di Hiroshima tra il 1942 e il 1944, e lo racconta, nei dettagli, la letteratura. Per chi ne abbia il fegato, o il gusto, suggerisco le pagine di Sebald, ove si narra, tra l’altro, della madre impazzita che g
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