di GIANFRANCESCO RUGGERI
Un cittadino i-tagliano subisce prima l’esosità del fisco, che gli decurta buona parte dei suoi redditi, poi si trova a vivere in uno stato che ad ogni pié sospinto gli impone una tassa, un balzello, un’imposta: come ti giri paghi, come respiri paghi. Già da parecchi decenni, forse da più di un secolo, serpeggia tra gli sfortunati cittadini di questo stato un simpatico e colorito modo di dire che suona più o meno così: oh governo ti ringrazio se a pisciar non pago dazio e se per far una cagata non serve carta bollata!
In effetti l’italica ossessione per le marche da bollo è francamente imbarazzante, chi frequenta la pubblica amministrazione sa bene di cosa parlo, tanto che la nostra quotidianità è ben rappresentata dalla nota scenetta del doganiere: “Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!” tratta da un film che non a caso si chiama “Non ci resta che piangere”. Tutti noi siamo però convinti che la tassa, l
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