di GIANFRANCO MIGLIO*
II saggio “Vocazione e destino dei lombardi”, che chiude il presente volumetto, è indispensabile per capire il significato dell' esperienza da me vissuta nel contatto con la Lega lombarda: e andrebbe dunque letto prima delle pagine che seguono. Questo saggio lo scrissi, verso la fine del 1989, come introduzione storico-politica a un volume su La Lombardia moderna (Civiltà di Lombardia) pubblicato dalla casa editrice Electa.
Le conclusioni, infatti, a cui approdavo con quel saggio, sono: che è sempre stata «scarsa l'inclinazione dei lombardi ad accorparsi in una comunità politica autonoma»; che «la terra lombarda non genera uomini di Stato»; che «il filo rosso conduttore della storia dei lombardi è la tendenza di questi a lasciare ad altri l'esercizio del potere, per concentrarsi sull'attività economica e, se mai, condizionare da questa sede chi il potere detiene»; «che la radice della vocazione "a-politica" (o anti-politica) dei lombardi va
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