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Le pulsioni degli statalisti durante la pandemia

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di MATTEO CORSINI

La pandemia ha fornito agli statalisti una finestra temporale – non si sa quanto lunga – da sfruttare per dare libero sfogo alle loro pulsioni. Quando i nodi arriveranno al pettine, saranno problemi di altri. Certamente lo saranno, come sempre, per i pagatori di tasse. Riccardo Fraccaro, sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio, espone il pensiero che va per la maggiore nella maggioranza e, purtroppo, anche in buona parte dell’opposizione.

  • “Con la nuova normativa sul Golden power abbiamo voluto evitare che, in una fase economica delicata come quella causata dal Coronavirus, i nostri asset strategici possano essere oggetto di mire ostili. Crediamo che lo Stato debba tornare a fare lo Stato. D’altronde c’è una tendenza a livello globale che vede il ritorno dello Stato a sostegno di determinati settori strategici. L’epoca delle privatizzazioni selvagge è terminata, ed è tempo che il pubblico e il privato lavorino in forma coordinata, con progetti utili all’intero tessuto produttivo. Troppo spesso negli anni passati si è scelto di non difendere l’interesse nazionale. La pandemia ha reso evidente che il privato da solo non riesce ad affrontare le sfide dei prossimi decenni. C’è bisogno di una cooperazione di nuovo tipo con lo Stato, l’unico attore che si può permettere una visione di lunghissimo termine.”

Leggendo le affermazioni di Fraccaro, sembrerebbe che l’Italia fosse reduce da un periodo di Stato anoressico. Il problema con questa narrazione è dato dai numeri elaborati dall’Istat e da Eurostat (quindi fonti usate dallo Stato stesso), in base ai quali, con pochi decimali di variazione tra un anno e l’altro, lo Stato intermedia almeno la metà del Pil italiano.

Fraccaro si appella poi al “così fan tutti” a livello globale. Anche volendo accettare la veridicità dell’affermazione, non è detto che si debba fare quello che fanno gli altri. E, anche volendolo fare, occorre ricordare che ognuno deve farsi i conti in tasca. Se il mio vicino di casa viaggia in Ferrari perché se lo può permettere, non è detto che io debba indebitare anche i miei nipoti per fare altrettanto.

Quanto alla strategicità dei settori nei quali intervenire, da ultimo il Governo sarebbe intenzionato a intromettersi perfino nel salvataggio di aziende che producono salumi, facendo concorrenza a cordate private. Peraltro italiane, non marziane. Fraccaro ripete poi uno slogan frusto, come fanno tipicamente le persone che non si documentano sulle materie di cui parlano: quello delle privatizzazioni “selvagge”. Chiunque conosca la storia degli ultimi tre decenni, dubito possa ritenere appropriato quell’aggettivo, se riferito a quanto accaduto in Italia.

Si potrà discutere dell’esito delle privatizzazioni, ma per ritenerle “selvagge” occorre partire dal presupposto che la proprietà debba essere privata solo in via eccezionale. Infine, il richiamo al lavoro “in forma coordinata” tra pubblico e privato ricorda molto l’ideale mussoliniano di corporativismo, in cui lo Stato dirige le danze e i privati competono più per i favori statali che per le preferenze dei consumatori.

Il tutto, come sempre, per “difendere l’interesse nazionale” con “una visione di lunghissimo termine”. Tanto il conto è a carico dei pagatori di tasse.

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