di MARIETTO CERNEAZ
Quando si parla di libertarismo o anarchismo, l’immaginario collettivo tende a evocare figure occidentali: Murray Rothbard, Emma Goldman, Lysander Spooner. Eppure, l’Asia vanta una tradizione autonoma e profonda di riflessione sull’autorità, sul potere, sullo Stato e sulla libertà individuale — una tradizione spesso ignorata, ma tutt’altro che marginale.
Il primo esempio noto di pensiero anarchico in Oriente risale addirittura al III secolo con Bao Jingyan, pensatore cinese ispirato dal taoismo. Nella sua opera “Né Signore né Sottoposto”, Bao denunciava il dominio politico e proponeva una società libera da gerarchie imposte. La sua critica alla coercizione centrale anticipava di secoli molte delle istanze anarchiche moderne.
Durante l’inizio del XX secolo, il libertarismo asiatico visse una stagione intensa. In Cina, il movimento anarchico fiorì tra intellettuali, studenti e lavoratori migranti. Liu Shifu, figura chiave dell’anarco-comunis