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L’indipendentismo scozzese non ha nulla in comune col leghismo

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ITALY POLITICSdi MARCELLO CAROTI

Sembra, dagli ultimi sondaggi, che gli indipendentisti scozzesi siano riusciti a ottenere la maggioranza dei consensi per la secessione dal Regno Unito. Molta gente in Italia si chiede per quale motivo tanta gente vuole staccarsi da un’entità statale che così tanto ha contribuito alla storia del mondo e al progresso della nostra civiltà; una storia di cui si potrebbe essere orgogliosi. Questo documento vuole proporre una risposta a questa domanda. In fatti è sorprendente che una così vasta parte del popolo scozzese abbia una tale determinazione a compiere un atto così radicale che frantuma uno stato, unito da tre secoli, che non presenta disfunzioni tali da giustificare un tale gesto come potrebbe essere, ad esempio, il caso dell’Italia. Evidentemente è necessario scavare nella storia recente e analizzare con cura quello che è accaduto nel Regno Unito per dare un senso a tutto ciò. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una presa di posizione che nasce da un nazionalismo scozzese mai sopito, un fenomeno quindi completamente irrazionale che va contro il più elementare buon senso.

Invece a me sembra di aver individuato alcuni sviluppi della recente storia europea che hanno portato le due comunità, scozzese e inglese, a estraniarsi sempre di più fino ad arrivare a un punto di rottura. A mio parere si deve partire dalla rivoluzione della Signora Thatcher. Quando la Lady di ferro entra in scena il Regno Unito stava sprofondando nel sinistrismo più grottesco e distruttivo. La Scozia era lo zoccolo duro dei socialisti britannici; nei distretti scozzesi i laburisti ottenevano sempre un’ampia maggioranza. Sotto la guida della Thatcher i conservatori inglesi prendono saldamente il potere e cambiano radicalmente la direzione della politica inglese. Finisce definitivamente il sogno di far diventare il Regno Unito uno stato socialista perché le riforme della Thatcher vengono, se pur a malincuore, recepite anche da buona parte del partito laburista inglese che, tornato al potere con Tony Blair, avvia la Gran Bretagna verso una socialdemocrazia di tipo scandinavo, accettando quindi sostanzialmente i principi dell’economia di mercato. Tutto questo ai socialisti scozzesi non è piaciuto; loro in Scozia hanno la maggioranza e se fossero indipendenti potrebbero realizzare il sogno di una economia veramente socialista. Altro elemento di divisione è questa Unione Sovietica Europea.

Dopo l’uscita di scena della Thatcher nasce in Inghilterra il partito UKIP con lo scopo principale di portare il Regno Unito fuori da questa unione sovietica che proprio in quegli anni mostrava sempre più la sua natura autoritaria, illiberale, dirigista e statalista, mentre il programma di UKIP è fermamente ancorato nei principi dell’economia di mercato e della libera iniziativa. Loro sono gli eredi di Adam Smith (che guarda caso era scozzese) e non sopportano l’abbraccio soffocante di Bruxelles. Il punto che vogliamo evidenziare in questo scozianostro documento è che l’affermazione del nazionalismo in Scozia è speculare alla crescita di UKIP in Inghilterra. Negli ultimi trent’anni le società inglese e scozzese si sono estraniate perché hanno sviluppato due culture diverse. Mentre in Inghilterra cresce il desiderio di uscire dall’unione europea, cresce in Scozia il desiderio di staccarsi dal Regno Unito per restare fedeli ai soviet europei. E’ importante rendersi conto che questa linea di frattura è una faglia che attraversa tutta la società europea ed è il problema che modellerà la prossima storia d’Europa. Questa linea di frattura è definita da vari elementi tra i quali: la esaltazione della omosessualità, la realizzazione dell’uguaglianza tra maschi e femmine, una dedizione religiosa a ricevere masse di disperati dai paesi “poveri” e un fanatico, patologico attaccamento all’Islam. Detto in breve, la frattura è tra i fanatici dell’autodistruzione e gli ostinati decisi a sopravvivere. A questo punto, essendo io un federalista, non posso non fare una ulteriore considerazione. I governi centrali di tutti i paesi che oggi sono scossi da tensioni secessioniste (Regno Unito, Spagna, Italia) non hanno neanche tentato la strada del federalismo, non hanno mai proposto ai secessionisti di accettare una nuova struttura federale che potesse contenere queste tensioni. Piuttosto che accettare il federalismo sono pronti ad affrontare una secessione! 

In effetti se si esamina il problema più a fondo ci si rende conto che questa frattura, probabilmente, non è contenibile neanche all’interno di una struttura federale perché l’Unione Sovietica Europea e comunque incompatibile con una organizzazione federale: i sovietici non accetteranno mai una logica federalista. Per questi motivi, quanto oggi succede in Scozia sarà determinante per il futuro dell’Europa.

Ho scritto questo documento perché è importante che i miei amici secessionisti si rendano conto che questo fenomeno dell’indipendentismo scozzese non ha nulla in comune con il leghismo italiano, anzi sono praticamente ai poli opposti nel mondo politico odierno. Inoltre, molto importante, la Scozia è la parte che riceve soldi dallo stato centrale britannico, è quindi in una situazione diametralmente opposta a quella della Padania. Questo è un elemento determinante per la possibilità di successo dei rispettivi movimenti. Gli scozzesi non hanno la palla al piede della lurida “solidarietà” catto­comunista dei padani; loro sono liberi dai complessi di colpa che paralizzano i padani. Questo è il motivo per cui gli scozzesi hanno una buona probabilità di farcela mentre i padani sono ancora molto lontani dal loro obiettivo perché il “Dovere” è una catena che non si lascia spezzare facilmente.

IN COLLABORAZIONE CON ACADEMIA.EDU

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6 COMMENTS

  1. Al dilà di ogni filosofia la domanda che ogni cittadino del Nord deve porsi è :quanto sono disposto a sacrificare (vita compresa) per liberarmi dall’oppressione di Roma ?
    Se la risposta è : “quasi niente”, ci si dovrà pazientemente aspettare ( a breve) il fallimento economico dell’ intera Italia, con tutte le conseguenze del caso.

    • Il mio articolo intende mettere in guardia i nostri secessionisti per prendere le distanze dal movimento secessionista scozzese perché le radici politiche dei nostri movimenti sono diametralmente opposte.
      E’ giusto quello che dici, se non sei disposto a rischiare non otterrai mai nulla perché la nostra è una rivoluzione e la rivoluzione che non fa danni è la rivoluzione che non c’è (come l’isola di Peter Pan). E’ per questo che bisogna fare attenzione a quello che si fa, perché i sacrifici fatti malamente portano a ulteriori disastri. E’ bene guardare prima di saltare.

  2. francamente non mi sembra sia stato spiegato perchè l’indipendentismo scozzese non ha nulla a che vedere con il leghismo, bene inteso che ogni indipendentismo a poco a che vedere con altri indipendentismi, a meno che non ci si voglia separare dal medesimo stato tipo sardi e tirolesi, ma in questo caso è solo questione di nemico comune.

    la domanda è semmai un’altra quanto il leghismo sia ancora indipendentismo: ormai si deve valutare un singolo leghista per volta tanto la gramigna si è mischiata con l’erba buona.

    • Giustamente si deve valutare il singolo candidato leghista prima di mettere la preferenza sulla scheda, molto giusto. Forse non sono stato chiaro nel mio articolo. L’indipendentismo scozzese è l’espressione del nichilismo socialista, loro vogliono sfasciare il Regno Unito perché sono dei maledetti sinistri. Vogliono restare attaccati alla Unione Sovietica Europea, possibilmente con l’Euro, perché appunto sono sinistri. E’ una follia! Il leader scozzese parla della schiavitù sotto Londra, un delirio! Al contrario, la Padania è schiava dell’Itaglia e la nostra liberazione sarebbe una delle più belle iniziative europee del 21o secolo. La Lega vorrebbe una Unione Europea diversa dai soviet (dico forse perché il suo programma non è affatto chiaro), comunque la Lega si batte contro tutto le follie dei moderni progressisti: omosessuali, immigrazione, tasse, statalismo. E’ esattamente l’opposto del SNP. Se questo non basta non so cosa altro dire

  3. Sul fatto che il federalismo non sia accettato da paesi come l’Italia ed anzi preferiscano la secessione occorre dire questo: per l’Italia, Stato finto ed artificiale, l’unità non interessa affatto, basti pensare come si è sbarazzato facilmente di Dalmazia ed Istria, interessano i soldi e lo sfruttamento del territorio. Se federalismo significasse che Veneto, Lombardia e Piemonte si trattengono il residuo fiscale ( 100 miliardi pari ad 1/8 della spesa pubblica), che l’italia non può più imbottire i posti statali al nord di disoccupati ed elettori meridionali (vedi la recente faccenda degli insegnanti), allora l’Italia non dura neanche un giorno, quindi per lei federalismo e secessione sono equivalenti.
    Sulla faccenda dell’Unione Socialista Europea posso dire questo: l’Europa è una colonia americana, non siamo liberi di spostare neppure uno spillo senza il loro consenso (basti vedere le sanzioni per l’Ucraina). Gli americani hanno una società molto elementare, per loro trasferirsi da Chicago a Miami non comporta alcun trauma: stessa moneta, stesse leggi, stessa lingua, stesso cibo, stessa struttura sociale a trapezio con i bianchi più o meno benestanti ed una massa di proletari con poca istruzione, molta delinquenza composta da “estranei” ovvero afroamericani e messicani.
    Per gli americani tutto è nero oppure bianco, invece l’Europa è il paese delle sfumature, tanti popoli, tante lingue, tante cucine diverse, un incubo per loro, perché non ci capiscono nulla. Ed ecco che da decenni cercano di “americanizzarci”, i grattacieli, l’europa unita, la distruzione delle famiglie, delle tradizioni locali, gli spostamenti per lavoro da uno Stato all’altro e dulcis in fundo, l’immigrazione imposta, così da renderci uguali a loro.

    • Il federalismo è una struttura politico amministrativa diversa da un governo centralizzato. Quindi le funzioni di cui ciascun livello è responsabile devono essere soddisfatte da tasse raccolte all’interno della relativa entità e se questa entità spende troppo, lei va fallita con i suoi creditori e le altre entità non ne vengono toccate. Questo vuol dire che in Italia metà delle attuali regioni andrebbero immediatamente fallite assieme al governo centrale. Si, di fatto oggi in Italia, autonomia della Lombardia o secessione sarebbe lo stesso, l’Italia andrebbe fallita con almeno metà delle regioni. In America funziona così (più o meno) Per una spiegazione più esauriente ti invito a leggere la mia “Alternativa per l’Europa, una confederazione europea” sulla mila pagina web: https://independent.academia.edu/MarcelloCaroti Buona lettura. E’ un argomento che andrebbe studiato.

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