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Lo sport in italia? come ai tempi della d.d.r.

Da leggere

di SILVIO BOCCALATTE Lo Stato ci ha abituato a penetrare profondamente nelle nostre vite, in ogni ambito delle nostre vite. Lo fa con lo sguardo sorridente di un buon amico, sussurrandoci ossessivamente che lavora per il nostro benessere e per il nostro futuro. Così, il modo stesso di concepire la realtà è stato manipolato e ora riteniamo, ad esempio, che nessuna forma di istruzione di massa sia mai esistita senza la scuola pubblica, che il teatro, la musica, il cinema e lo spettacolo necessitino strutturalmente di un cospicuo intervento statale, senza il quale la cultura verrebbe annichilita, spazzata via e sostituita dai cinepanettoni. Sofocle, Plauto, Tommaso d’Aquino, Shakespeare, Voltaire, Verdi e tutti gli altri sono esistiti solo grazie ai soldi dei contribuenti, ovviamente. Ma c’è un ambito in cui l’intervento dello Stato è ancor più sotterraneo, e subdolo: lo sport. A prima vista lo sport sembrerebbe il regno incontrastato del tempo libero, dell’iniziati
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