di GIANLUCA MARCHI
L'Indipendenza nelle settimane successive al voto ha punzecchiato in qualche occasione Roberto Maroni, lo ha fatto in virtù del ruolo di "coscienza critica" del mondo nordista - mi limito a questa definizione generica per non innescare la solita diatriba fra autonomisti, indipendentisti, federalisti, leghisti, secessionisti e altro ancora - che ci siamo ritagliati in quasi 15 mesi di vita, pur con errori e omissioni che noi stessi abbiamo compiuto. "Coscienza critica" che lo stesso governatore lombardo ha riconosciuto a noi in generale e più specificamente ad alcuni nostri editorialisti, a cominciare da Gilberto Oneto. Anzi, per far contento proprio Oneto dovrei parlare di noi come coscienza critica del mondo padano preso in tutte le sue colorazioni. Abbiamo elevato qualche critica al segretario della Lega sul fronte di una certa vaghezza del programma elettorale e della natura delle alleanze che comunque gli hanno permesso di conquistare la Regione Lombardia, e
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