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Matrimonio di Bezos a Venezia? L’invidia travestita da giustizia sociale!

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di ALESSANDRO SANTIN

La notizia ha scatenato un piccolo terremoto moraleggiante: Jeff Bezos si sposa a Venezia e… versa tre milioni di euro al Comune. Apriti cielo! Proteste in piazza, trasmissioni indignate, editoriali dal tono penitenziale:

“Ma come?! Solo tre milioni?!” Peccato che molti dimentichino un dettaglio cruciale: Bezos paga tutto. Il posto barca? Lo paga. Le cene? Le paga. Gli hotel, i pranzi, i trasporti, i servizi? Li paga. Tutto, a tariffa piena. E in più – bontà sua – regala tre milioni di euro al Comune di Venezia. Un contributo extra, liberamente concordato. Un gesto che, in qualunque altro contesto, si chiamerebbe “beneficenza”, “sponsorizzazione culturale”, o più semplicemente: denaro che entra nelle casse pubbliche.

Ma no, qui si grida allo scandalo: “Non si può tollerare che una città si svenda così”! Ah sì? Si svende perché accoglie un matrimonio, incassa milioni, ottiene visibilità mondiale e attira indotto economico? Diciamocelo: il problema non è il matrimonio. Il problema è Bezos stesso.

Dà fastidio che uno come lui possa organizzare un ricco ed esclusivo evento, scatena l’invidia sociale e le lotte di classe . Fa rabbia che vi venga concesso il permesso di sposarsi a Venezia e, per giunta, lasciare anche la mancia. La città dei Dogi e dei più grandi e ricchi imprenditori di tutti i tempi e di tutto il mondo che si rifiuta di accogliere il più grande commerciante del ventunesimo secolo.

Se davvero si vuole evitare tutto ciò, facciamo un regolamento: “A Venezia si sposano solo i poveri. Max 10 invitati. Buffet freddo. Musica off, bomboniere fatte in casa e busta come regalo”. Altrimenti, finché la legge lo consente, Bezos ha il pieno diritto di scegliersi la location che preferisce, perfino Venezia nella socialista e invidiosa Italia. E se in cambio versa milioni al Comune, forse, e dico forse, bisognerebbe ringraziarlo. Non crocifiggerlo in prima serata.

Tre milioni per lui saranno briciole. Ma sono briciole sue e le spende dove vuole. E fanno bene a Venezia. L’invidia travestita da giustizia sociale non fa bene a nessuno.

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10 COMMENTS

  1. Natural tits? Se mai: chapeau! (ovvero: “tanto di cappello”) l’inglese non lo traduco…hahaha ciao

    • Ciccio, l’unica cosa che devi tradurre (e capire) è “push up”, che esiste dagli anni 80. Ma non ti hanno proprio insegnato niente i primi piani del Drive In?

  2. Scommettiamo che la moglie (un mix di Eva Longoria e Sofia Vergara) entro cinque anni divorzia e gli porta via mezzo patrimonio?

  3. Non è vero che l’invidia non avvantaggi nessuno: i manovratori degli invidiosi ci guadagnano in termini elettorali.

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