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Neanche la sbornia di spesa pubblica americana sarà un pasto gratis

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di MATTEO CORSINI

Da quando negli Stati Uniti il “moderato” Joe Biden si è insediato alla presidenza, ogni volta che si discute di manovre di politica fiscale si è passati dalle pur ragguardevoli cifre di centinaia di miliardi alle migliaia di miliardi di dollari. Gran parte in deficit.

Il tutto mentre anche alcuni economisti keynesiani, tra cui Summers e Blanchard, ritengono eccessivi gli stimoli fiscali della coppia Biden-Yellen.

E in effetti, a forza di espansione fiscale monetizzata dalla banca centrale, i prezzi dei beni reali e finanziari sono già parecchio gonfi, mentre anche sul piano dei prezzi al consumo iniziano a esserci aumenti non irrisori. Che la Federal Reserve continua a ritenere temporanei, per giustificare il mantenimento di politiche molto accomodanti. Capita, però, che i prezzi delle case registrino crescite anno su anno a doppia cifra da diversi mesi e, per tutti coloro che non beneficiano dell’effetto Cantillon, comprare casa sta diventando sempre meno abbordabile.

La versione “helicopter money” di Biden, peraltro, è talmente spropositata che diverse imprese non trovano manodopera a causa del generoso extra concesso sotto forma di sussidio di disoccupazione. Chi ha margini elevati aumenta i salari offerti, ma non tutti possono permetterselo.

E’ capitato perfino di leggere, in un articolo su Repubblica di Federico Rampini (che non può essere tacciato di antipatia nei confronti del democratico Biden), che “a confermare che le manovre di spesa pubblica assistenziale sono state molto generose, c’è un aneddoto curioso: in Giappone le banche sono alle prese con migliaia di depositanti che vogliono incassare gli assegni venuti da Washington. Non è un disguido. La definizione degli aventi diritto ai sussidi è così ampia da includere molti pensionati giapponesi che avevano lavorato negli Stati Uniti.”

Un sogno per i tossici da spesa pubblica assistenziale che in Italia affollano il Parlamento e quella fetta di popolazione che fa dell’appartenenza alla categoria dei consumatori di tasse una ragione di vita. Un incubo per chi deve e dovrà pagare il conto. Perché neanche questo pasto è e sarà gratis.

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