di PIETRO AGRIESTI
C’è chi sogna un mondo dove la terra e le risorse naturali sono di tutti, sono “non escludenti”, e quindi non escludono nessuno. E per questo se la prende con gli Stati nazionali che hanno confini, e dunque escludono molti da ciò che sarebbe di tutti.
Lungi da me difendere gli Stati, i cui diritti sui territori e le risorse che controllano sono quanto di più discutibile, ma ad essere “escludenti” non sono loro... è la realtà.
Possiamo destinare tutti i territori, tutti i luoghi e tutte le risorse naturali a tutte le persone e a tutti gli scopi contemporaneamente? Ovviamente no! Siccome non abbiamo tutto in quantità infinita e non possiamo occupare tutti lo stesso spazio, mangiare tutti la stessa mela, impiegare tutti le stesse risorse per realizzare tutti gli scopi di chiunque contemporaneamente, siccome viviamo nel tempo e un’ora spesa in un modo non può più essere spesa in un altro, non possiamo che vivere continuamente escludendo e discrimi
Complimenti a Pietro per il suo chiarissimo e lucido articolo.
Sul principio di esclusione vorrei ricordare l’importanza che hanno avuto le mura nel favorire lo sviluppo della civiltà. Ne parla ad esempio David Frye nel libro “Muri. Una storia della civiltà in mattoni e sangue”, il quale spiega che “dietro mura e confini le civiltà hanno potuto dedicarsi alla letteratura, all’arte, alla cultura, alle scienze. Prosperare, insomma. Gli uomini, liberi dalle armi, si sono rivolti ad altre occupazioni, alleggerendo le donne da molti lavori pesanti. I popoli non protetti da mura, viceversa, erano destinati a un taciturno militarismo, dove un uomo non era altro che un guerriero.”
Analogamente, mi piacerebbe fare l’elogio delle recinzioni, grazie alle quali i produttori hanno potuto proteggere i frutti del proprio lavoro dalle continue mire dei razziatori, dei parassiti, dei nullafacenti che cercano di vivere sulle fatiche altrui.
Anche la questione delle risorse naturali è molto importante. In particolare, io sono un sostenitore della crescita demografica illimitata. Se sulla Terra fossimo cento o mille miliardi, la rete catallattica della specializzazione e degli scambi sarebbe così vasta, che le nostre risorse sarebbe infinitamente maggiori di oggi. Un’umanità di 1000 miliardi di persone integrate nella divisione del lavoro sarebbe così produttiva, che probabilmente avrebbe le ricchezze per colonizzare l’intero sistema solare.