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Non escludere? impossibile e deleterio! Ecco spiegato il perchè

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di PIETRO AGRIESTI

C’è chi sogna un mondo dove la terra e le risorse naturali sono di tutti, sono “non escludenti”, e quindi non escludono nessuno. E per questo se la prende con gli Stati nazionali che hanno confini, e dunque escludono molti da ciò che sarebbe di tutti.

Lungi da me difendere gli Stati, i cui diritti sui territori e le risorse che controllano sono quanto di più discutibile, ma ad essere “escludenti” non sono loro… è la realtà.

Possiamo destinare tutti i territori, tutti i luoghi e tutte le risorse naturali a tutte le persone e a tutti gli scopi contemporaneamente? Ovviamente no! Siccome non abbiamo tutto in quantità infinita e non possiamo occupare tutti lo stesso spazio, mangiare tutti la stessa mela, impiegare tutti le stesse risorse per realizzare tutti gli scopi di chiunque contemporaneamente, siccome viviamo nel tempo e un’ora spesa in un modo non può più essere spesa in un altro, non possiamo che vivere continuamente escludendo e discriminando e venendo esclusi e discriminati. Ed è per noi semplicemente inimmaginabile e inconcepibile una vita fuori da questa dimensione.

Letteralmente inimmaginabile. Infatti al di là di vaghi slogan non esiste nessuno concretamente in grado di descrivere una vita e una società non escludenti (unica eccezione il caso in cui resti un unico uomo sul pianeta: non essendoci più nessuno da escludere, nessuno verrà escluso).

Presa alla lettera l’idea di non escludere nessuno e considerare letteralmente la terra e le risorse umane come di tutti, è semplicemente folle, peggio che credersi Napoleone Bonaparte. Il semplice fatto di dare una destinazione d’uso a un territorio, o di usare in un qualsiasi modo una risorsa naturale, sancisce già una forma di esclusione, significa già stabilire un confine che separa e tiene fuori tutto quello che non c’entra.

LA PROPRIETÀ

L’esistenza di diritti di proprietà, poiché stabilisce chi può decidere di che cosa, è un sistema di esclusione e discriminazione. Ogni proprietà che sia di un singolo, di una società, di una cooperativa, di una tribù, di una nazione, etc… è escludente. Ma non è la proprietà di per sé a creare la discriminazione e l’esclusione: queste sono semplicemente le conseguenze naturali della condizione di scarsità in cui viviamo. La proprietà è invece un sistema per gestire questa condizione.

L’idea di non escludere nessuno è come quella di dire che la proprietà è di tutti. Ma affermare che una proprietà è di tutti significa affermare che non c’è proprietà, dal momento che dire che tutti possono decidere di tutto, significa in realtà non stabilire chi può decidere di che cosa e quindi creare una situazione in cui non c’è nessun decisore legittimo. Sono affermazioni puramente teoriche, in quanto in contraddizione con la realtà, e quando si cerca di applicarle davvero non possono che generare caos e soprusi.

Non voglio dire che dobbiamo accettare la realtà della scarsità con fatalismo. Ma la via per affrontare la scarsità è quella opposta alla “non esclusione” e al “tutto di tutti”. Passa proprio per la proprietà, l’esclusione e la discriminazione.

LE RISORSE NATURALI: SI STANNO ESAURENDO O SONO INFINITE?

Sulle risorse naturali si avvitano una serie di contraddizioni. Ci viene detto continuamente che le risorse naturali stanno finendo, perché ne consumiamo troppe, guidati dalla smania capitalista del guadagno, del consumo e dello sperpero.

Allo stesso tempo l’economia e la politica attuali sostengono la linea keynesiana secondo cui bisogna costantemente combattere i risparmi e sostenere i consumi. O ancora peggio quella ancor più folle de “la ricchezza si genera dal nulla stampando denaro”.

Sono spesso le stesse persone e gli stessi partiti che ci presentano da un lato queste previsioni apocalittiche e dall’altro la necessità di consumare, consumare, consumare. E sono ancora spesso le stesse persone e gli stessi partiti a proporre il “non esclusivismo”. Eppure i “non esclusivisti” sembrano credere di vivere nella condizione opposta rispetto agli “apocalittici”: gli uni sembrano credere di vivere nell’Eden, dove le risorse naturali sono infinite, gli altri sembrano credere di vivere alla fine dei tempi, dove le risorse naturali sono ormai quasi esaurite.

In realtà entrambe queste prospettive sono sbagliate. Viviamo in una condizione di scarsità, ma questo non significa che viviamo in una condizione in cui c’è sempre meno e a un certo punto non ci sarà più niente. Esattamente al contrario mano a mano la scarsità diminuisce e abbiamo sempre di più. Ma pur avendo sempre di più non siamo e non saremo mai fuori dalla scarsità.

Grazie all’intelligenza umana, all’accumularsi del sapere e al progresso scientifico e tecnico, le risorse aumentano anziché diminuire, perché trasformiamo in risorsa ciò che prima non lo era: ciò che oggi vediamo come risorsa, ieri non lo consideravamo tale perché non avevamo ancora scoperto come impiegarlo. E bisogna tener conto che l’aumento della popolazione è di per sé una risorsa: più intelligenze all’opera, più braccia al lavoro, maggiore possibilità di divisione del lavoro è specializzazione, etc..

Infatti oggi manteniamo un numero molto maggiore di persone rispetto al passato, e ad un livello di vita molto più alto che in passato. Se le risorse si stessero esaurendo la popolazione umana diminuirebbe e il suo livello di vita si ridurrebbe. Così come se le risorse si stessero esaurendo i loro prezzi crescerebbero sempre più, dando luogo a un razionamento. E invece scendono.

Tra il 1980 e il 2020 sono drasticamente scesi i prezzi di (misurati in “time prices” cioè dividendo il prezzo per il salario orario e calcolando quante ore di lavoro sono necessarie per pagare quel prezzo, e ordinati per calo dei prezzi):

  • zucchero (-86,2%), pellame, carne di maiale, caffè, salmone, gas naturale, cotone, frutta secca, cacao, uranio, alluminio, carne di agnello, argento, stagno, petrolio, riso, gomma, farina, orzo, gamberi, olio di palma, platino, legno per carta, granoturco, sorgo, soia, gas naturale liquido, fertilizzanti, olio di cocco, arance, carbone, tronchi, colza, lana, tè, truciolato, carne di manzo, compensato, olio di girasoli, tabacco, piombo, nickel, carne di pollo, ram, farina di pesce, oro zinco, banane, ferro (-24,4%).

Sia i catastrofisti fissati con la fine delle risorse – molti dei quali avevano predetto che la fine si sarebbe già dovuta verificare o almeno essere a buon punto, ma ovviamente non si sono lasciati scalfire da questi buchi nell’acqua – sia i catastrofisti fissati con la sovrappopolazione, secondo cui la popolazione non fa altro che consumare risorse, si sbagliano, perché non hanno capito che la torta non è fissa, le risorse possono essere “create” e la crescita della popolazione non ha come effetto solo un aumento delle risorse consumate, ma anche un aumento delle risorse stesse.

Questo non significa che le risorse siano tante da poter soddisfare tutti, nessuno escluso, né che lo diventeranno. Tuttavia l’aumento delle risorse, l’aumento della ricchezza generale, la diffusione del benessere, la diminuzione della povertà, il progresso economico, scientifico e tecnologico, l’aumento della popolazione, etc… stanno a significare che l’esclusione in effetti diminuisce. Maggiori risorse significa maggiori bisogni e desideri che trovano soddisfazione.

IL LIBERO MERCATO

Il libero mercato si basa sul match di preferenze che si incontrano e danno vita a uno scambio con mutua soddisfazione: più preferenze sono in gioco e più è probabile per ciascuno trovare un match soddisfacente. Più risorse sono disponibili, più è complessa la matrice dei match e degli scambi possibili, maggiore e migliore soddisfazione né risulterà. Ma il libero mercato e il libero scambio si basano sulla proprietà privata, necessitano che si definisca chi può decidere cosa, e che questa definizione sia rispettata, e quindi implicano il pieno rispetto del diritto di escludere e discriminare. Sono cioè agli antipodi del “non esclusivismo”.

Non è il sogno di un mondo “non escludente” in cui si aboliscono i confini, i muri, le porte, le barriere, le frontiere, i diritti di proprietà e non so che altro, che porterà a minore scarsità e quindi a minore esclusione, sono invece la proprietà privata, il libero mercato e il capitalismo che lo fanno e continueranno a farlo creando sempre maggiori ricchezza, benessere e opportunità.

Non è l’abolizione dei diritti di proprietà privata che si deve perseguire, ma la loro estensione, e il loro rispetto. Senza quell’enorme tragedia dei beni comuni che è lo Stato, avremmo già oggi molte più risorse, molta più ricchezza, molta meno scarsità, molte meno persone escluse dalle risorse di cui necessitano e che desiderano per soddisfare i propri bisogni e desideri.

Il capitalismo è il sistema che nella storia dell’umanità ha sollevato più persone dalla povertà. Quando la Cina maoista ha cercato di collettivizzare tutto ha ridotto la popolazione in miseria e sterminato decine di milioni di persone, quando invece la Cina di Deng Xiaoping ha aperto – parzialmente – ai diritti di proprietà e al libero mercato ha vissuto una trasformazione epocale dalla miseria alla prosperità. E per fare un esempio meno conosciuto, ma significativo… quando il Perù ha fatto le riforme di libero mercato – con tutti i limiti del caso, come sempre – ha visto accadere quanto riporto sotto.

Basterebbe già il calo dei prezzi citato sopra, ma se volete una storia di maggiore inclusione e di maggiore accesso alle risorse più specifica – alloggi, servizi, buone condizioni igieniche, cure mediche, scuole, cibo, elettricità, gas, acqua, fogne, etc.. – eccovela qui:

LE RIFORME IN PERÙ

Grazie alle riforme di libero mercato dagli anni 90 in poi il Perù ha visto:

  • Crescere il reddito pro capite da meno di seimila dollari a testa a quattordicimila.
  • Diminuire la povertà in percentuale di popolazione da quasi il 55% a circa il 20%.
  • Diminuire la disuguaglianza misurata con l’indice di gini di oltre dieci punti.
  • Aumentare l’aspettativa di vita alla nascita da meno di 50 anni a oltre 75 anni.
  • Diminuire la mortalità infantile da quasi centoquaranta bambini su centomila nati a meno di venti.
  • Praticamente azzerarsi le morti di malaria.
  • Aumentare il numero di dottori da circa duecento a duecentosettanta ogni centomila abitanti, e quello di infermiere da circa duecento a duecentonovanta.
  • Diminuire la sottoalimentazione della popolazione da oltre il 30% a meno del 10%.
  • Diminuire drasticamente le calorie mancanti alle persone sotto alimentate.
  • Un aumento dei tassi di completamento delle scuole primarie e secondarie, particolarmente drastico per le donne.
  • Un notevole calo delle persone povere che si fermano al completamento della scuola primaria e un aumento di quelle che terminano la secondaria.
  • Il calo dell’analfabetismo tra i poveri da oltre il 16% a meno del 10%.
  • Crescere l’accesso all’acqua corrente nelle case delle persone povere, da meno del 45% a oltre il 75%.
  • Diminuire le morti per consumo di acque non potabili da circa quattro persone ogni centomila, a 0,5 persone.
  • Aumentare l’accesso a strutture sanitarie rispettose degli standard igienici dal 74 all’87%.
  • Crescere l’accesso agli impianti fognari nelle case dei poveri dal 30% al 52%.
  • Aumentare l’accesso all’elettricità della popolazione dal 70% a circa il 100%.
  • Aumentare l’accesso alla luce elettrica nelle case dei poveri dal 65% a oltre il 90%.
  • Un drastico caso dell’uso delle cucine a legna per le cucine a gas nelle case dei poveri.
  • Un passaggio dall’argilla a mattoni e cemento come materiali di costruzione delle case dei poveri così come alle piastrelle, al parquet e al legno per i pavimenti al posto della terra.
  • Un calo degli abitanti degli slums dal 66% al 33%.
  • Un drastico aumento della produttività agricola.
  • Un drastico aumento dei passeggeri di treni e aerei e del numero di macchine.
  • Un drastico aumento del numero di cellulari.
  • Un drastico aumento dell’accesso a internet.
  • L’aumento da 0% a 20% dell’uso di internet e da 40% a 95% dell’uso di cellulari presso i poveri.
  • L’aumento dal 4% al 16% delle case dei poveri con accesso alla tv via cavo.

Niente male quanto a inclusione, no? Direi uno straordinario esempio di sempre più persone che hanno accesso a sempre più risorse! È bastato fare il contrario di quanto sostengono i sostenitori del “tutto è di tutti” e del “nessuno deve essere escluso”!

NOTE:

Fonte dei dati sul Perù: VEDI QUI

Fonte dei dati sulla diminuzione del prezzo delle risorse: VEDI QUI

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1 COMMENT

  1. Complimenti a Pietro per il suo chiarissimo e lucido articolo.

    Sul principio di esclusione vorrei ricordare l’importanza che hanno avuto le mura nel favorire lo sviluppo della civiltà. Ne parla ad esempio David Frye nel libro “Muri. Una storia della civiltà in mattoni e sangue”, il quale spiega che “dietro mura e confini le civiltà hanno potuto dedicarsi alla letteratura, all’arte, alla cultura, alle scienze. Prosperare, insomma. Gli uomini, liberi dalle armi, si sono rivolti ad altre occupazioni, alleggerendo le donne da molti lavori pesanti. I popoli non protetti da mura, viceversa, erano destinati a un taciturno militarismo, dove un uomo non era altro che un guerriero.”

    Analogamente, mi piacerebbe fare l’elogio delle recinzioni, grazie alle quali i produttori hanno potuto proteggere i frutti del proprio lavoro dalle continue mire dei razziatori, dei parassiti, dei nullafacenti che cercano di vivere sulle fatiche altrui.

    Anche la questione delle risorse naturali è molto importante. In particolare, io sono un sostenitore della crescita demografica illimitata. Se sulla Terra fossimo cento o mille miliardi, la rete catallattica della specializzazione e degli scambi sarebbe così vasta, che le nostre risorse sarebbe infinitamente maggiori di oggi. Un’umanità di 1000 miliardi di persone integrate nella divisione del lavoro sarebbe così produttiva, che probabilmente avrebbe le ricchezze per colonizzare l’intero sistema solare.

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