di GIANFRANCESCO RUGGERI
Miglio era un convinto assertore del federalismo che riteneva l’ultima residua opzione istituzionale in grado di riformare lo stato italiano e in ciò ha dimostrato una coerenza ammirevole e la coerenza è quella famosa dote che manca a molti nostri politici. Miglio era federalista nel 1945 quando scriveva sul Cisalpino, era federalista nel 1975 quando sul Corriere appoggiava l’idea di Padania promossa da Guido Fanti ed era coerentemente federalista all’inizio degli anni ’90 quando si è avvicinato alla Lega. La necessità di un ordinamento federale nasceva per lui dalla assoluta convinzione che la cosiddetta unità nazionale fosse inesistente ed impossibile, tanto che Miglio ha definito lo stato unitario nazionale un “reperto storico”. Diciamo che è stato federalista per più di 50 anni, posizione mostruosamente coerente rispetto a certi ondivaghi soggetti federalisti, autonomisti, secessionisti, devoluzionisti, macroregionalisti e chi più ne
Aveva le idee chiare, e le sapeva esporre con una maestria rara.