di GIANFRANCESCO RUGGERI
Il razzismo anti padano è ancora vivo e vegeto, anzi è più vivo che mai. Parlo di quello stesso razzismo che da decenni ha operato in maniera subdola a danno dei padani, portando la gran parte di noi a credere che parlar in maderlengua sia un crimine, un danno, un simbolo di arretratezza e di ignoranza. Un razzismo anti padano che non ha colpito solo la nostra parlata, ma che si è scagliato contro la nostra identità nel suo complesso non tralasciando usi, costumi, tradizioni e persino la mentalità.
Da sempre siamo snobbati, derisi, fraintesi - e comunque considerati inferiori ad uno stereotipo di i-tagliano e di mediterraneo che da decenni stanno cercando di imporci -, ma se i padani non fossero una barca de coiuni non lo avrebbero permesso, o per lo meno starebbero lamentando a gran voce un genocidio culturale e identitario.
Oggi alla lunga collezione di attacchi dobbiamo aggiungere due recenti “perle”, ovviamente due perle di razzismo anti