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Partito comunista cinese, l’arte di distruggere la libertà col consenso occidentale

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di EMMANUEL ALEJANDRO RONDÓN Il 27 Novembre 2020 è la data in cui ho compiuto vent'anni di vita. L'ho fatto lontano da casa e dalla terra dove sono nato, fondamentalmente perché dovevo vivere e fuggire dalla tragedia chavista in Venezuela. Perché me ne sono andato con la mia famiglia? Perché ho mi premono tre cose: la vita, la felicità e la libertà. In Venezuela non c'è modo di vivere una vita piena in cui le tue libertà rimangano intatte. Per la stragrande maggioranza del paese, ciò che deve essere fatto è affrontare la giornata con l'istinto di sopravvivere e proteggere i propri cari. Quindi non c'è vita, non c'è libertà; due temi che camminano insieme, se separati, l'uno o l'altro non esiste. E senza questi due, non c'è nemmeno la felicità. La mia esperienza non mi dà certezze, ma mi dà un'idea di cosa succede sotto il giogo del Partito Comunista Cinese (PCC), il regime che, in questo 2020, s'è definitivamente tolta la maschera per mostrare il suo vero vol
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