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Referendum svizzero: la riserva frazionaria non è il male assoluto

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di GERARDO COCO

Auguriamoci che la proposta referendaria svizzera del 10 giugno 2018, sulla «moneta piena» venga bocciata come quella del giugno 2016 sul reddito incondizionato per tutti. L’attuale iniziativa mira a eliminare il sistema monetario basato sulla «riserva frazionaria», ritenuto causa di bolle finanziarie e instabilità economica. Pertanto i depositi a vista delle banche commerciali dovrebbero essere trasferiti sul bilancio della Banca nazionale svizzera (Bns) che avrebbe l’esclusiva della creazione del denaro con la garanzia dello stato. In pratica: annientamento del sistema bancario.

L’iniziativa sembra inspirata a una delle misure del Manifesto del Partito Comunista del 1848 per realizzare il comunismo e che recita:«Accentramento del credito nelle mani dello stato attraverso una banca nazionale con capitale di Stato e con monopolio esclusivo». I promotori, dei dilettanti, non si sono posti il problema delle conseguenze e ramificazioni delle loro proposta demente, soprattutto perché non capiscono il funzionamento di un sistema monetario. Perché se lo capissero, il referendum lo farebbero per riformare proprio la Bns che con un bilancio di 843 miliardi di franchi, molto vicino al Pil svizzero, è diventata il secondo maggiore hedge fund del mondo (dopo quella del Giappone) ed è l’ottavo detentore di azioni statunitensi. Si sono chiesti, i promotori, con quale legittimità e, soprattutto, con quale denaro, visto che accusano le banche ordinarie di crearlo dal nulla a fini speculativi?

Qui però vogliamo cogliere l’occasione per qualche osservazione su una delle questioni monetarie più dibattute da generazioni e non ancora sedata: quella appunto della riserva frazionaria accusata di dare alle banche il potere di creare denaro. Tale critica, a mio parere, è infondata: chi ha tale prerogativa è «la coppia» tesoro dello stato/ istituto di emissione. Il sistema bancario, semmai, amplifica le crisi che ne conseguono.

La riserva frazionaria funziona nel modo seguente. Supponiamo che alla banca A affluiscono depositi esigibili a vista per 1.000. In tempi normali, per fronteggiare ritiri di contante è sufficiente che la banca mantenga in forma liquida solo una «frazione» dei 1000 depositati, poniamo il 5%. Quindi A può prestare 1000 meno la riserva cioè 950. Questi saranno prestati, ad esempio a operatori per effettuare pagamenti. I destinatari dei pagamenti, a loro volta, faranno riaffluire presso A o altre banche la somma di 950 e le banche a loro volta presteranno tale cifra dedotta la riserva del 5% cioè 902.5. I destinatari dei prestiti faranno di nuovo riaffluire l’ammontare alle varie banche e così il processo continua fino a che la somma reimpiegabile in prestiti, al netto della riserva, risulta insignificante.

Quanti depositi verranno creati con questo processo? Siccome la successione dei prestiti è una progressione geometrica di ragione 0.95 (nel nostro esempio i depositi possono essere reinvestiti per il 95%), la banca può creare depositi «derivati» fino a 20.000 cioè 20 volte quelli originari di 1000. Appare dunque evidente dall’esempio che le banche non si limitano a trasferire i risparmi dei depositanti a chi richiede prestiti ma moltiplicano il credito facendo lievitare Il rapporto tra impieghi (depositi attivi) della banca e quelli passivi (dovuti ai clienti). Se la riserva fosse del 100%, si ritiene, le banche non rischierebbero l’insolvenza e non innescherebbero crisi. Vero, ma con tale copertura totale che trasformerebbe la banca da organo di credito a istituto di custodia di depositi, si tornerebbe al sistema bancario dei secoli bui.

Se la banca crea depositi facendo prestiti, non significa affatto che crei denaro dal nulla e sia potenzialmente insolvente. L’attività bancaria descritta attraverso il concetto di riserva frazionaria è semplicistica e al di fuori di ogni pratica: fa apparire che una banca A con in cassa 1000 di depositi originari possa prestare d’un sol colpo, 20.000! Ovvio che in questo caso limite rischierebbe l’insolvenza. Inoltre fa sembrare che la banca conceda sempre credito e non ne riceva mai. Nella banca versamenti e prelievi, accensioni e estinzioni di crediti vanno di pari passo ed è con la buona gestione di questo flusso continuo che essa si assicura l’equilibrio finanziario e la solvibilità. Ci si dimentica, poi, che dal punto di vista dell’intera economia, il creditore finale, quello che da più credito di quanto ne riceve, non è il sistema bancario ma il pubblico nel suo complesso. E’ il pubblico che crea ricchezza ed è il vero prestatore dell’economia. Il volume dei depositi dipende più dal suo comportamento che dall’espansione degli impieghi delle banche.

E’ vero che, come risulta dall’esempio, c’è una lievitazione dei depositi che forma una piramide del credito ma tale piramide non è sospesa nel vuoto, poggia sulla base della ricchezza concreta di tutto il pubblico. La banca è, per così dire, uno stratagemma per monetizzarla altrimenti non avrebbe possibilità di scambio. La banca non può creare denaro dal nulla perché non presta più di quanto depositato presso di essa. Quando un banchiere commenta il bilancio della sua banca ne espone i risultati sempre in questo modo: tanto ci è stato dato, tanto abbiamo impiegato. La sovrastruttura creditizia si forma in quanto la maggior parte dei depositi di una banca proviene non già dai crediti creati dalla banca stessa ma da quelli creati da altre banche e che il banchiere neppure distingue.

E’ ingenuo quindi pensare che la banca presti solo risparmi preesistenti: questi rappresentano appunto la base di ricchezza su cui viene eretta  la piramide creditizia. Se la banca prestasse solo risparmi, che hanno lenta formazione, non ci sarebbe crescita economica. Le disponibilità di cassa, quel credito di esercizio di cui le imprese hanno assoluto bisogno per pagare salari, acquistare merci, ecc. non rappresenta affatto risparmio: quest’ultimo entra in scena solo per finanziare investimenti a lunga scadenza tramite il credito industriale e fondiario. La possibilità di creare depositi tramite prestiti permette di trasferire oltre alla ricchezza preesistente (risparmi) anche la ricchezza in formazione. Il caso della tratta commerciale che rappresenta merce da consegnare è illuminante: il prestito e il relativo deposito che la banca crea a fronte dello strumento di credito, è ricchezza in formazione che, quando il cliente finale paga estinguendo il debito in banca, crea reddito e nuovo risparmio su cui basare ulteriore credito.

L’origine della destabilizzazione economica e finanziaria origina, invece, dall’indebitamento perpetuo dello stato. Anche qui si crea una piramide di credito ma è sospesa nel vuoto perché non poggia su nessuna base di ricchezza concreta in quanto i suoi deficit sono finanziati dal denaro della banca centrale, questo sì, creato dal nulla. Inoltre, mentre come abbiamo visto, è il pubblico il maggiore creditore dell’economia perché crea surplus, lo stato ne è il maggior debitore perché crea deficit i quali, sottraendo risparmio rappresentano quantità negative che registrate anch’esse come depositi dal sistema bancario, non solo vengono moltiplicate dalla riserva frazionaria aumentando il danno, ma vengono anche utilizzate come collaterale per i prestiti più rischiosi. Ecco, appunto, come il sistema bancario diventa veicolo di contagio di crisi finanziarie sistemiche.

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10 COMMENTS

  1. Per Eridanio
    Mises non è affatto male come insulina. Sul questo capolavoro,anni fa, scrissi un breve saggio in occasione del centenario (fui l’unico in Italia a ricordarlo), se ha tempo può leggere qui: http://www.brunoleoni.it/cent-anni-di-solitudine-mises-tra-economia-e-liberalismo-a-un-secolo-dalla-teoria-della-moneta-1912 . Come ricorderà Mises si riferisce sempre a un sistema del credito posto sotto il controllo della banca centrale, che potendo ignorare problemi di solvibilità, non ha limiti nell’espandere il credito, abbassando i tassi di interesse nominali ai limiti dello zero (oggi al di sotto!). Il problema è la banca centrale: in un mercato libero una banca che non seguisse criteri di redditività salterebbe.
    Molti famosi economisti libertari come ad es. George Selgin o Steve Horwitz la pensano come me, anche se con argomenti diversi.
    Vedi: https://www.alt-m.org/2011/09/02/is-fractional-reserve-banking-inflationary/ e https://www.alt-m.org/2011/06/27/the-problem-is-central-banking-not-fractional-reserve-banking/ . Come vede non sono del tutto” cecato”

    Per Albert Nextein
    La riserva del 5% è solo un esempio. In uno dei periodi migliori della storia economica (1815-1914) la riserva delle banche centrali dei paesi più industrializzati era in media un terzo del circolante. C’era il gold standard che impediva alle BC espansioni esagerate pena la perdita del metallo.
    Ma la popolazione in europea era la metà dell’attuale. Se aumenta la popolazione deve aumentare lo stock monetario.
    Un articolo non può esaurire l’argomento o prevedere tutte le obiezioni dei lettori.
    Se ci fosse una copertura del 100% l’interesse andrebbe alle stelle e nessuno potrebbe comprarsi casa. E’ questo che non capisce chi è dottrinario e si innamora di teorie fasulle.

    • Conosco quelle pubblicazioni, gentile Coco, ma i “cecati” che ho evocato, cosi volutamente esprimendomi, sono coloro che possedendo un occhio che ben funziona, sopperendo alle carenze dell’altro, neghino di avere un occhio dominante quando questa condizione è normale anche per coloro che ci vedono bene da entrambi gli occhi. Rimane sempre tutto discutibile. E’ raro perché complicato trovare un approccio realmente multidisciplinare, magari anche con qualche occhio in più dei miseri e minimi due che la metafora limita. Se variabilità c’è tra le linee evolutive del pensiero su alcuni temi rilevanti, ancorché inquadrate sotto uno stesso tetto sostanzialmente e manifestamente retto da idee fondanti solide, è proprio solo dovuto alla multifocalità con la quale è necessario affrontarle. Ciò che un dominio visivo ci offre come quadro (nella pienezza e splendore del “suo” technicolor) non è da ritenere soddisfacente come impostazione generale dell’indagine scientifica. Perché in fondo è quella che a me interessa. Io sono legato, e per legato mi sento limitato, ad un approccio più gius-economico. Ma tant’è. È per questo che per me Birindelli e Coco non son assolutamente alternativi ed escludenti, nonostante tutto. Anzi, questi due, con altri, sono una offerta di speculazione scientifica di grande valore. Non è questione di essere di “bocca buona” o essere buongustaio.

    • ma da dove nasce sto mito che distinguendo depositi coperti per intero da riserve dai prestiti i tassi schizzerebbero alle stelle? il deposito come servizio di custodia avrebbe dei costi e i clienti della banca imparerebbero a gestire la propria liquidità di cassa prestando il rimanente alla banca per l’intermediazione dei propri risparmi.

  2. Passi o non passi il Vollgeld non succederà nulla perché nulla è stato compreso e pertanto in generale di nulla la quasi totalità si sentirà la mancanza.
    Il tasso di luddismo è stato effettivamente alto. Peccato. Ma il problema generale vale per tutto il mondo.
    L’esistenza degli stati nazione è impensabile senza la manipolazione del danaro garantita dalla banca centrale. Come avrebbero potuto gli stati farsi la querra per tutto il ventesimo secolo senza mandare a puttane le risorse allora presenti ed impegnandosi quelle incerte e future. Siamo ancora oggi soffrendo del disegno istituzionale intenzionalmente addomesticato alla necessità.
    L’esercizio dell’attività bancaria con riserva frazionaria è una attività ontologicamente impossibile senza una banca centrale ed inoltre è giuridicamente fondata su un aborto normativo procurato con mezzi criminali. Le banche non sono altro che la catena di trasmissione delle politiche monetarie di una banca centrale.
    I distinguo che ho letto sono anche le apprezzabili riflessioni di una persona che mastica finemente l’argomento, ma ai fini divulgativi, preferisco mantenermi sui canoni convincenti di Huerta de Soto che non sto qui a rinverdire. Fatevi il libro “Moneta credito bancario e cicli economici” edito da Rubbettino che io, insieme a “Theory of money and Credit” di Mises, porto sempre con me in pdf nel telefonino come un diabetico si porta appresso l’insulina.

    Dico solo che un approccio economico illuminato necessita sempre di una aderenza a canoni giuridici strettamente coerenti per i quali bisogna avere la stessa profondità di analisi. Ecco perché i “solo giuristi” sono cecati a destra ed i “solo economisti” sono cecati a sinistra e non è detto che a mettendoli insieme ci vedano bene… perché potrebbero pure impegnarsi a guardare entrambi dall’occhio cecato. Per carità di patria, pur multi-disciplinarmente coinvolti, tralascio i filosofi perché merce rara e pochi sono a 100.
    Leggere Coco è in ogni caso è sempre un piacere.

    • ottima chiosa eridanio. l’analisi di coco è molto parziale, incompleta e fuorviante. manca una visione del tutto. possibile solo attraverso gli strumenti che tu citi. quando finalmente l’autore si scomoderà per leggerli forse riuscirà a capire dove ha sbagliato. a questi aggiungo una lettura terminata proprio oggi: the dao of capital.

  3. In ogni caso la riserva frazionaria è un rischio, sto pensando ai casi già noti di Mps e Banca Etruria, in cui i crediti incagliati erano nella maggior misura verso poche aziende e di grosso importo (tipo Sorgenia di De Benedetti), crediti concessi con la riserva frazionaria in misura ben maggiore ai depositi bancari.
    In Italia questa moneta “falsa” non serve a finanziare la piccola e media impresa, la spina dorsale della nostra economia.
    Una domanda: chi sono stati i promotori di questo referendum svizzero? Mi interessa perché ho sempre detto e ripetuto che la Svizzera debba essere un modello in tutto, sia per il referendum possibile su ogni aspetto della Confederazione sia per le sue leggi. Se hanno sentito (alcuni) la necessità di cambiare sulla riserva, quali sono state le motivazioni e i fini?

  4. Una misura di riserva intermedia tra 100 e 5 % quali vantaggi o effetti potrebbe avere ?
    Più riserve bancarie non sono un segno di prudenza e gestione attenta rispetto allo sbraco attuale?
    Concordo sul fatto che le banche centrali debbano cessare di essere complici con stati decotti nell’emissione di debito e quindi di denaro dal nulla.
    Si stanno accumulando debiti colossali che incidono sulle nostre esistenze pesantemente.

  5. All’inizio guardavo con molta simpatia all’iniziativa degli amici svizzeri, poi riflettendoci meglio mi sono reso conto che la riserva frazionaria è solo una faccia della medaglia di una moneta falsa (è il caso di usare questa metafora!), l’altra faccia è la banca centrale.

    Prima che venissero inventate le banche centrali la riserva frazionaria era un reato, in caso di bank run i banchieri venivano cosparsi di pece impiumati e lasciati morire di fame appesi in un gabbia, dai clienti che rivolevano il loro oro e trovavano i forzieri vuoti. Anche tosare le monete d’oro lo era, tranne quando lo faceva il sovrano che aveva la ragione della forza.

    In teoria potremmo non reintrodurre il reato di spaccio di moneta falsa, perchè è questo che è la riserva frazionaria, e lasciare al cliente il rischio di scegliersi banche che prestano più di quello che hanno a copertura in cambio di lauti interessi. Basta chiudere le banche centrali che sono prestatori di ultima istanza perchè hanno il privilegio legale di inventarsi quattrini dal niente. E poi ognun per sè, ciascuno è responsabile della scelta dell’istituto a cui lasciare i propri quattrini. Solo che ha il diritto di scegliere se rischiare in cambio dei quattrini che gli danno di interesse. Oggi non può scegliere.

    Quindi, per concludere, la riserva frazionaria è un problema soprattutto perchè è coperta da un banca centrale a cui è concesso il privilegio di stampare soldi per rimediare ai disastri delle banche fallite. A prezzo di distruggere il valore del denaro che infatti, se parliamo di dollaro, ha perso il 98% del suo potere di acquisto in cento anni.

    • Ron Paul propone da anni che la Fed sia abolita.
      Le banche commerciali , poi senza rete, dovrebbero iniziare a gestire con maggiore attenzione, a responsabilizzarsi e non fare a gara nell’inventarsi porcherie finanziarie e nell’investire ad alto rischio.
      Dovrebbero, in sostanza, fissare tutte di comune accordo , il livello di riserve da mantenere, meglio se corroborate da lingotti di metallo prezioso.
      Io non ho le basi per valutare se il 100% sia la misura giusta.
      Ma mi pare che il 5% sia troppo poco.

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