di PAOLO L. BERNARDINI
- In quel giorno che riuscì per la Cristianità sì felice, essendosi disingannato il mondo dell’errore in cui stava che i turchi fossero invincibili in mare.
- Cervantes su Lepanto
Molti, nel tempo, hanno segnalato il fatto che non vi sia alcuna ricorrenza del 7 ottobre. Il 7 ottobre 1571 non solo la Cristianità, ma l’Europa, fu capace di difendere i propri confini, anche e soprattutto spirituali, dall’invasione ottomana. Non fu la prima volta che si difendeva una civiltà ben definita, anche quando era pre-cristiana. Vi furono gli spartani alle Termopili, gli ungheresi e altre popolazioni orientali, ma anche occidentali, quando i mongoli, a metà del Duecento, sterminarono nel loro tentativo di occupazione dell’Occidente forse 80.000 persone (solo per citare gli ungheresi); insomma, Lepanto non è un unicum.
Mi ha fatto tenerezza, ma mi è anche motivo di orgoglio, che poche parole riguardo alla battaglia le abbiano messe online non studiosi sempre pronti a vendersi al miglior offerente (la “lega profana” e sciagurata tra Islam e comunismo, ad esempio, i cui orrori non sono ancora giunti alla piena maturazione) ma alunni di una seconda media di Porto Recanati, nel 2022, in quelle Marche che tanto contribuirono alla vittoria cristiana. Eccole qui:
- “Porto Recanati e la battaglia di Lepanto.
- 12 Gennaio 2022
- Nella storia di Porto Recanati, fatto glorioso è la partecipazione di 108 marinai e rematori, con a capo Paolo Gigli, alla battaglia di Lepanto, dove persero la vita 102 marinai.
- Nel corso del ‘500 la costa marchigiana fu costantemente sotto attacco da parte dei turchi, non con una guerra aperta, ma attraverso atti di pirateria: sbarchi improvvisi degli equipaggi di “fuste” provenienti dai territori dell’impero Ottomano in piccoli centri costieri mirati al saccheggio e alla cattura di prigionieri da vendere come schiavi. Ad esempio, nel 1518 pirati “barbareschi” (nord-africani) attaccarono il castello di Porto Recanati (il Castello Svevo) e le vicine case dei pescatori, dando fuoco all’intero centro abitato e facendo strage della popolazione.
- Un nuovo sbarco ci fu nel 1562, con un altro massacro e con la deportazione in schiavitù di trenta marinai del Porto. Un ulteriore attacco, che si preparava verso Numana nel giugno dello stesso anno, fu sventato dalle navi venete che pattugliavano permanentemente l’Adriatico anche per conto dello Stato Pontificio.
- La guerra finì il 7 ottobre 1571, con la vittoria dalla nostra parte.”
- “La vittoria della nostra parte”. Non parole prive di peso. (VEDI QUI)
Ma interessante da leggere è anche un più risalente intervento di Sabino Patruno su “Noise from Amerika”. Datato 2009, lo RIPORTO QUI, anche perché dà una minima bibliografia essenziale:
Da persona carissima mi è giunta or ora una cartolina dalle Marche, che riporta la lapide che commemora Paolo Gigli, valoroso comandante, su cui però a quanto mi risulta è stesa cortina d’oblio storiografico. Il ricordo certo non cessò. Forse suo discendente, il grande Beniamino Gigli si travestì da Paolo nelle celebrazioni del 1927. La lapide fu posta nel 1911. Da un lato, occorre lodarne gli intenti. E’ anche vero che come alcuni storici hanno sottolineato il fatto che Lepanto fu battaglia davvero “italiana”. Proprio dall’articolo sopra citato di Patruno – stimatissimo notaio di Porto Recanati – riporto le seguenti parole:
- “La battaglia di Lepanto è, a suo modo, una battaglia “italiana” (termine controverso e un po’ poco preciso data l’epoca storica; a breve discutiamo più a fondo la composizione delle truppe). Non nel senso politico, ovviamente, ma nel senso nazionale del termine. Sebbene la flotta fosse comandata da Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e quindi fratellastro di Filippo II di Spagna, erano italiani i principali comandanti, dal veneziano Sebastiano Venier, al genovese Gianandrea Doria, al romano Marcantonio Colonna ed erano italiani la maggior parte delle navi e degli equipaggi, dato che la componente spagnola della flotta era in realtà composta soprattutto da galee napoletane o siciliane e solo pochi furono i vascelli esclusivamente spagnoli (…).
- Naturalmente Venezia, che aveva maggior interesse a fermare i turchi oltre che maggiori risorse e competenze, fornì la maggior parte delle navi, mentre le spese furono sopportate al 50% dalla Spagna, da Venezia per un terzo, dal Papa per un sesto ed il resto dagli altri “soci” di minoranza, vale dire il ducato di Savoia, Genova, i Cavalieri di Malta ed il Granducato di Toscana e naturalmente in egual misura fu ripartito poi il bottino.
- Va poi ricordato, che in una battaglia navale dell’epoca, la nave col suo equipaggio rappresentava solo una parte del potenziale militare, dato che altrettanto importanti erano i fanti e gli archibugieri imbarcati che conducevano gli arrembaggi.
- I veneziani erano a corto di fanti e dovettero far ricorso a 1.200 calabresi per rafforzare le proprie fila, oltre che contare sui propri rematori che per la maggior parte non erano schiavi e quindi idonei al combattimento, mentre il resto della fanteria imbarcata era composta, oltre che da tremila mercenari tedeschi, da circa novemila italiani e da altrettanti spagnoli.
- In realtà molti “spagnoli” provenivano dai possedimenti italiani dell’Impero di Filippo II, tanto che a difendere la Real, nave ammiraglia di Giovanni d’Austria, dall’abbordaggio della Sultana, nave ammiraglia turca, furono i soldati e gli archibugieri del tercio di Sardegna”.
Ora, però, la lapide posta a Recanati nel cinquantesimo anniversario dell’unificazione italiana pecca dell’ingenuità di tutti coloro che nel 1911 come ora credono nell’Italia “unita” e nella sua positività.
Semplicemente, per un discorso logico prima che politico: una grossa aggregazione politica impedisce la libertà delle sue componenti, in modo aggressivo, totalizzante se non totalitario. Ed ecco che potremmo avere diffusa in gran parte d’Italia una forte religiosità e un senso della civiltà occidentale, come evidentemente nel 1571, che un qualsiasi governo centrale potrebbe contraddire, vendendosi per scopi vari proprio al nemico.
La Francia si sta del tutto islamizzando. Che sia un destino presente nel Paese da allora, visto che non combatterono a Lepanto perché allora alleati col Turco?
Questo per dire che l’unificazione d’Italia non per questo garantisce la “fede” e la “civiltà” della splendida diade che suggella la lapide. Anzi, può tradirla abbondantemente. Se l’Italia fosse stata “unificata” nel 1571 e gli interessi di un ipotetico governo centrale fossero stati pro-islamici o anche semplicemente pro-turchi, al momento? Si sarebbero lasciate passare per la “ragion di Stato” le atrocità commesse dai turchi per secoli, e non solo più intensamente dopo la conquista di Constantinopoli nel 1453. Quelle atrocità che giustamente hanno colpito i ragazzini di una seconda media di Porto Recanati nel 2022. Magari ci si sarebbe messi d’accordo con la Sublime Porta per un qualche risarcimento alla famiglia di Bragadin torturato scuoiato vivo e impagliato come un animale a Cipro, e per risarcimenti di vario tipo connessi alle atrocità e alle ruberie ottomane, anche sulle coste marchigiane. Ma Lepanto non ci sarebbe stata.
Per fortuna (non solo nostra, ma dell’umanità) ci fu.
L’Italia non era “unita”. Il collante lo dava il senso di una civiltà e di una religione, e naturalmente gli interessi di Venezia, ma di tutti gli stati italiani del tempo, a ben vedere. Basterebbe forse un cambio di governo in Italia perché si arrivi a pagare qualche storico ufficiale, che dimostri magari che Lepanto non si è mai combattuta. Per non parlare dell’Unione Europea, che se avesse un qualche peso politico e militare venderebbe “fede” e “civiltà” occidentali, ma prima di tutto europee, al miglior offerente.


Grazie per le osservazioni e mende. Come che sia, la Francia non partecipò a Lepanto. Era ampiamente “unificata” al tempo. Questo era il mio argomento. Lo fosse stata anche l’Italia, e un governo centrale, molto ipotetico, avesse deciso di astenersi…
Saluti cordiali
plb
La battaglia di Lepanto:
Nel 1571, la flotta ottomana fu sconfitta dalla Lega Santa, un’alleanza cristiana composta da Spagna, Stato Pontificio, Venezia, Genova, Savoia e Cavalieri di Malta.
La posizione francese a Lepanto:
Durante la battaglia, le posizioni geopolitiche erano cambiate rispetto al periodo di Francesco I. La Francia, sotto il regno di Carlo IX e l’influenza della regina madre Caterina de’ Medici, si trovava alleata degli Asburgo contro l’Impero Ottomano, il cui dominio era visto come una minaccia all’equilibrio europeo.
In sintesi, le due potenze che si contrapposero a Lepanto (Lega Santa e Impero Ottomano) furono nemiche, mentre la Francia si trovò a essere un’alleata (seppur opportunistica) della Lega Santa, o quanto meno non un alleato degli Ottomani.
fine II ed ultima parte
Ho chiesto all’AI se la Francia era alleata dei turchi. Ecco che mi ha detto:
No, la Francia non era alleata dei Turchi a Lepanto (1571); al contrario, i Turchi dell’Impero Ottomano furono sconfitti dalla Lega Santa, una coalizione cristiana che includeva Venezia e la Spagna, contro cui la Francia aveva in precedenza stipulato un’alleanza strategica di lunga durata. Sebbene Francia e Impero Ottomano ebbero un’alleanza di lunga data (nota come alleanza franco-ottomana) per contrastare gli Asburgo, questa relazione non era attiva nel momento della battaglia di Lepanto, che vide la Francia, sotto il regno di Carlo IX, alleata degli Asburgo contro l’Impero Ottomano.
L’alleanza franco-ottomana:
Questa alleanza, definita da alcuni \”empia\”, fu stipulata nel 1536 tra il re di Francia Francesco I e il sultano ottomano Solimano il Magnifico. Era basata su interessi comuni e mirava a contrastare il potere degli Asburgo.
fine I parte