di MATTEO CORSINI
Contento di aver appena ottenuto la definitiva conversione in legge dell’indegno “decreto dignità”, Luigi Di Maio si è espresso sul futuro di Alitalia. Se da un lato non sarà possibile fare una nazionalizzazione da regime socialista “per tutta una serie di norme europee che io vorrei ridiscutere” (quella della ridiscussione delle norme europee è una formula magica valida per ogni faccenda), dall’altro Di Maio non ha dubbi sul futuro di Alitalia: “E' evidente che per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano legato a realtà produttive italiane e allo stesso tempo voglio sincerarmi con i cittadini del fatto che non vogliamo mettere altri soldi dei contribuenti, ce ne sono già abbastanza. Dobbiamo razionalizzare la spesa e fare in modo che i partner possano portare avanti delle sensibilità politiche e non solo le regole del business”.
Ora, è del tutto impossibile, non solo improbabile, che possano realizzarsi contemporaneam
L’Alitalia è al suo terzo fallimento che pesa sui lavoratori Italiani e dimostra l’incapacità Politica nell’ Amministrare il Paese e i beni Pubblici, ossia tutte le Imprese dello Stato in stato fallimentare per mancanza di Economisti e Amministratori non politicizzati o sindacalizzati, i quali godono del potere di applicare costi e prezzi al di fuori della concorrenza Globale. La riduzione costi non è conosciuta in questo Paese per non abbattere il PIL che è il termometro delle incapacità di un Paese. La realtà del PIL Italiano è la metà di quello denunciato ufficialmente come pure il Debito Pubblico è il doppio di quello denunciato.
Anthony Ceresa Italia International Association.
Lo sappiamo tutti che alitalia è un bidone e che nessuno se la prende.
Di Maio è al delirio.
Il termine “sensibilità politica” è addirittura infame.
La politica è intrallazzo, assenza di scrupolo, impunità, irresponsabilità, furto.
Alitalia va lasciata al destino meritatissimo di chiudere baracca.
Si viaggia ugualmente anche senza.