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Sicilia e libertà: la scilla dell’utopia e la cariddi della realtà

Da leggere

di PAOLO L. BERNARDINI Anticipazione di parte dell’intervento tenuto dall’autore al III Convegno Internazionale di Studi Mediterranei, Tunisi, Istituto Italiano di Cultura, 20-22 Febbraio 2017: “Sicilia, insularità e identità mediterranee”. In un consesso fatto eminentemente da sicilianisti ed italianisti, manca, sorprendentemente, un intervento che riguardi uno scrittore siciliano, Stefano D’Arrigo, nato ad Alì Terme, in siciliano Alì Sùtta, quasi cento anni fa, nel 1919. Dico sorprendentemente, ma non dovrei: ormai perfino Quasimodo è caduto in oblio, e Sciascia è quasi dimenticato, la Sicilia è quella di Montalbano ed in fondo, in questi tempi sospesi, è bene che sia così. Tuttavia, leggere D’Arrigo è comprendere la distanza che davvero separa Scilla e Cariddi, Reggio Calabria e Messina. E’ pur vero che lo si percorre a nuoto, abbastanza facilmente, questo stretto. Eppure il romanzo Orcynus Orca di D’Arrigo – oltre mille pagine, uscito nel 1975, è
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