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Toscana e padania devono marciare unite contro l’italia

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In questi giorni ho letto alcuni commenti sui social network, in particolare sulla pagina facebook del sindaco leghista di Padova Bitonci, che mi hanno sbalordito nella loro verve anti-toscana, quasi a tirar fuori un sentimento ben radicato, generalizzato ed ostile, ma ingiustificato, da parte dei nostri vicini padani nei confronti della Toscana.

Mi spiego meglio: giorni fa, come ben sapete, si è verificata una tromba d’aria in quel di Firenze e i tg e i giornali ne hanno dato ampio spazio. Una tromba d’aria piuttosto cospicua che ha devastato sopratutto il sud della città. Un mio conoscente che possiede una autorimessa, proprio in quella zona, lamenta oltre diecimila euro di danni causati dal fortunale. C’è da dire che la buriana, sebbene parecchio forte e parzialmente imprevista (beate previsioni meteo…), non è stata però eclatante e distruttiva come in altre occasioni. Ormai quasi normale amministrazione in questi tempi di “cosiddetti” cambiamenti climatici. Un temporale più forte del solito, dovuto allo scontro di masse di aria fresca provenienti dal Nord Europa con l’aria bollente che ormai ci perseguita da oltre un mese.

I giornali italiani ne hanno dato parecchio spazio: l’evento deve essere stato una vera manna dal cielo per i giornalisti, che, temporaneamente finita l’emergenza greca e visto che tutti sono sul bagnasciuga, avevano riempito i sommari di notizie sensazionalistiche circa il fatto che a Luglio e Agosto facesse caldo, e che caldo. Sai che novità! Questa sovraesposizione mediatica di Firenze ha fatto letteralmente impazzire di rabbia alcuni “padani”, in particolare molti veneti, che si sono abbandonati ad un’orgia di insulti e di improperi verso i “privilegiati” toscani che, pensate, esprimono persino il presidente del consiglio. Epigone, per la cronaca, di Mister Bean. Ce ne hanno dette di tutte: mafiosi (che esistesse una n’drangheta autoctona toscana non lo sapevo), parassiti (la Toscana ha un residuo fiscale attivo cospicuo di parecchi miliardi di euro, mica noccioline: perché saremmo dei parassiti?), oppressori, malversatori e via discorrendo.

Questo rancore veniva fuori dal ragionamento che per la riviera del Brenta, colpita qualche settimana prima da un terrificante tornado, non era stato dato lo stesso risalto mediatico, sebbene, a quanto pare, i danni siano stati molto maggiori. Addirittura sono venuti fuori discorsi francamente sgradevoli verso alcuni toscani residenti in Veneto, quando potrei far notare che prendendo un elenco telefonico di qualsiasi città toscana i cognomi di origine veneta sono in numero non trascurabile, testimoniando una antica emigrazione : lo stesso sindaco della mia città (Livorno), Nogarin, è di origini vicentine. Avevo notato anche io la sottovalutazione (mediatica) del danno in Veneto anche se vorrei capire, in base a certi ragionamenti, se all’esposizione mediatica è direttamente proporzionale il risarcimento dello Stato.

Ad altre latitudini non finiscono quasi mai sui giornali ma quando esonda un fiumiciattolo è presente perfino l’esercito e vengono subito mandati soldi a fiumi. Proprio in questi giorni, tra l’altro, Mr. Bean ha annunciato un masterplan di 100 (cento) miliardi di euro per il sud, mica per la Toscana. Ve lo dico io, come andrà a finire: alla Toscana e al Veneto non arriverà neanche un euro o se arriverà, arriverà in misura insufficiente, e a babbo morto, quando avremo già messo apposto, da noi, le cose. Anzi mentre sto scrivendo mi giunge notizia che a Firenze è stato già quasi tutto rimesso apposto, e questo nel giro di una settimana, come dopotutto abbiamo sempre fatto in tutte le occasioni (o con l’aiuto di mezzo mondo, come nel ’66). Resterà invece la rapina del residuo fiscale, una pubblica amministrazione che non funziona, infrastrutture insufficienti, ed uno Stato ridicolo tout court.

Certo: questo “linciaggio” sui social è stato animato da una piccola parte di veneti e di padani (da cui dovrebbe essere depurata quella fetta di poveretti che soffrono più del dovuto il caldo) ma mi da una occasione per spiegare alcune questioni e mettere alcuni “puntini sulle i” sul rapporto, strano e complicato, fra Toscana e Padania, o meglio il rapporto fra Toscana e area padana, ovvero galloromanza, risaputo che i Veneti vogliono fare razza a se.

Innanzitutto, come anticipato, è bene chiarire che la Toscana perde molto a stare in Italia. Come la Lombardia e il Veneto.

Economicamente, a stare in questo Stato burletta, perdiamo 8,3 miliardi di euro di residuo fiscale (1) che Roma si “trattiene” e chissà dove impiega (o forse lo sappiamo benissimo) . Non sono i 18 e rotti miliardi del Veneto, ma neanche noccioline. Un valore fra parentesi tirato giù, in parte, dall’unica provincia autenticamente “padana” della Toscana, quella di Massa e Carrara, di gran lunga la più “povera” della Toscana amministrativa. Ergo, non siamo esattamente dei parassiti: se anche dovessero metterci apposto gli alberi o i tetti sarebbero sempre soldi nostri. E’ bene ribadire che Lombardia, Veneto, Emilia e Romagna, Toscana e Piemonte sono le “regioni” che sono sistematicamente rapinate da Roma, ogni anno, da tempo ormai immemore. La Toscana è nella stessa barca dei territori padani e veneti. Siamo i quinti, in classifica, ad essere più rapinati e se dividiamo il dato del residuo fiscale totale in base al numero degli abitanti forse superiamo anche il Piemonte.

A livello di immagine la Toscana, internazionalmente, è un brand superconosciuto e amato, tanto da farci dire che contiamo molto di più all’estero che in Italia. La Toscana, presso lo straniero, evoca quasi soltanto pensieri positivi : grandi paesaggi, grande arte. L’Italia, quasi sempre, pensieri negativi:  tanto è vero che quando vado all’estero e mi dicono “sei italiano?” io rispondo “No, sono toscano. Capitale Firenze”. Non bisogna essere dei geni per capire che se la Toscana fosse una nazione indipendente sarebbe, e starebbe, di gran lunga meglio della Toscana inserita nello Stato italiano.

Le nostre glorie sono innumerevoli e si farebbe buio pesto a rammentarle: e per questo, anche se ovviamente non possiamo piacere a tutti visto che a volte ce la mettiamo tutta per risultare antipatici, chiediamo e pretendiamo ad ognuno il necessario rispetto. In questo momento, per esempio, mi viene in mente il magnifico Galileo Galilei, grandissimo scienziato, scopritore delle lune di Giove, a cui è possibile attribuire l’affermazione del metodo scientifico moderno e che causò al Papa una delle più epocali figuracce di sempre. Una vera rivoluzione del pensiero. Non si è forse mai visto nella storia dell’umanità una nazione così piccola contribuire così grandemente alla storia del mondo: nelle arti, nella scienza, nella letteratura, nell’economia. Abbiamo inventato persino il telefono, con Meucci, prima degli americani sbruffoni. Qui s’è affermato il capitalismo, si sono creati i primi liberi comuni, le banche hanno assunto il loro ruolo moderno (nel bene e nel male). Leonardo, Michelangelo, Dante Alighieri, Giotto, Brunelleschi, Vasari, millemila altri. E anche in tempi più recenti, anche se meno noti e a volte controversi: Modigliani, Mascagni, Puccini, Fattori, Carducci, eccetera eccetera: suvvia non facciamo notte, che domattina dobbiamo andare a lavorare. E mi preme rammentare i ruoli di supremazia che tuttora la Toscana detiene in alcuni settori scientifici e industriali.

E noi di Toscana Stato, a differenza di alcuni altri movimenti indipendentisti non toscani, non abbiamo voluto elencare sul nostro sito, sul nostro programma, a parte un paio di citazioni, tutte queste cose perché ci sembrava fuorviante, e non pertinente, per la battaglia politica da portare avanti insieme agli altri movimenti, principalmente del nord. Ma evidentemente se di fronte abbiamo tutte queste considerazioni, c’è da chiedersi perché in alcuni padani venga covata una certa forma di ostilità nei confronti della Toscana.

Bisogna precisare che alla data fatale del 1860 la Toscana era ritenuta, dagli stessi padani, a pieno diritto, e senza tentennamenti, come facente parte del “nord”, inteso, più che come riferimento geografico, come quella parte sviluppata di paese, a fronte del meridione assai meno sviluppato. Lo stesso Cavour, notoriamente, si “vantò” in più di una occasione di non essere mai stato più a sud di Firenze. In effetti le intenzioni dello statista piemontese erano quelle di unificare il Regno Sabaudo con il Lombardo Veneto più, eventualmente, la Toscana.

toscanaNegli ultimi decenni, lentamente, la Toscana, nell’immaginario sopratutto dei padani, è invece slittata nell’osceno calderone del “centro”, immensa e immaginaria regione geografica che dovrebbe fare da contorno alla ripugnante Mordor italiana, che è Roma. Questo “centro” tra l’altro sta assumendo dimensioni straordinarie, specie sulle reti Rai : talvolta ne vengono incluse anche Campania, Emilia Romagna e Liguria. Uno zuppone allucinante: e ho il sospetto che se lasciassimo a briglia sciolta i romani, il centro lo farebbero arrivare anche in provincia di Belluno. In realtà il centro non esiste, perché mai come in questa area fittizia le differenze sono enormi. La vera differenza, in questo Paese, è fra quella parte che guarda alla Mitteleuropa o che comunque ha uno sviluppo mitteleuropeo, che comprende il Nord padano e la Toscana (unico territorio peninsulare ad avere questo sviluppo) e il resto. Possiamo far notare che effettivamente esiste un’area di transizione fra Nord e Sud, ma questa non è la Toscana, che invece fa parte del pezzo “buono”, del pezzo europeo. Quest’area va da Ancona (escludendo le Marche padane), prende parte dell’attuale Umbria, e arriva al Tirreno con Viterbo e Rieti : e che guardacaso taglia in due il Paese proprio fra Toscopadania (chiamiamola così) e il sotto, mediterraneo, greco-romano. Quest’area potrebbe essere considerata il vero cuscinetto fra l’area toscopadana e il manicomio meridionale. Un’area che, per una serie di motivi storici (leggi : il Papa) è rimasta culturalmente eterogenea e incapace di definire una identità netta e forte e sopratutto unitaria, come invece è accaduto alla Toscana che è stata una nazione per 1300 anni almeno. Da quest’area è ovviamente esclusa Roma, perché niente è più artificiale di Roma. Inoltre il romanesco fino al XVI secolo faceva parte linguisticamente delle parlate napoletane, simile al dialetto della Ciociaria, successivamente il romanesco-napoletano venne brutalmente toscanizzato dalla potenza fiorentina, facendo nascere il romanesco moderno.

Ma perché, invece, la Toscana è lentamente diventata “centro” per alcuni? Il primo motivo è essenzialmente attribuibile ai media nazionali, che hanno sede o a Roma o a Milano : quindi al di fuori dalla Toscana. La seconda ragione è attribuibile all’azione politica della Lega che ad un certo punto ha sostituito al più vago termine “Nord” (che in un certo senso poteva comprendere anche la Toscana) al più restrittivo Padania, che ovviamente escludeva la Toscana (e di cui nessun toscano voleva far parte). Il trattamento rivolto dalla Lega alla Toscana è stato molto ambiguo e schizofrenico, certo irrispettoso nei confronti delle dimensioni e della statura della Toscana : a volte faceva parte della Padania, altre volte no. Poi venne fuori l’Etruria che non si sapeva bene che confini avesse. E di nuovo, per ultimo, sciolsero la Toscana in una sorta di “centronia” con Marche ed Umbria, in un altro calderone privo di fondamenti storici ed economici.

Tralasciando anche il fatto che le Marche non padane e Umbria, assieme, non fanno neanche la metà degli abitanti della Toscana e hanno una economia e una importanza ideologica non certo paragonabile. La Toscana si distingue nettamente da territori contigui e vicini come l’Umbria, figuriamoci dall’imbarazzante Lazio: come può essere definita centro? La Toscana è Toscana è basta, una nazione naturale, quando lo si capirà una buona volta ?

Ma non c’è solo questo. Molti rimproverano, assurdamente, ai toscani di aver imposto la lingua “italiana” a tutti gli altri. In realtà la situazione è molto diversa, il processo per cui le élite culturali decisero di “imporre” il toscano come lingua nazionale è stato un processo che si è svolto quasi interamente proprio in Padania, a partire dal Bembo, arrivando al Manzoni e passando per tanti altri. I toscani hanno assistito quasi impassibili partecipando un po’ freddini alla discussione. Lo stesso Napoleone Bonaparte, inviso ai più, osservava che “quando avverrà l’unità d’Italia, i toscani saranno quelli meno felici di farne parte”. Anzi, la questione della lingua per noi non è un fatto di vanto : anzi a guardare bene è stato un danno incalcolabile per la Toscana che si è vista “scippare” di un elemento identitario fondamentale come la lingua, diventata non più toscano, ma italiano. Parafrasando il grande Sergio Salvi facciamo notare che nella Costituzione spagnola è scritto che la lingua ufficiale della Spagna è il castigliano : a quando un’eguale giustizia per la lingua toscana ?

Ci rimproverano, anche, di essere fra i promotori dell’unità d’Italia: una accusa più falsa non ce n’è. Ve ne racconto solo una : per il famoso plebiscito d’annessione (1860) chi voleva votare contrario all’annessione del Granducato al Regno Sabaudo doveva stamparsi da solo presso una tipografia di sua fiducia (pagandola quindi) la scheda del NO, mentre se si voleva votare SI la scheda sarebbe stata fornita dai piemontesi. Sarebbe come dire che se oggi qualcuno alle elezioni volesse votare un certo partito, venisse costretto a portarsi da casa la scheda. Nonostante questo i piemontesi persero in diversi comuni toscani. (2) Altri ci rimproverano che abbiamo espresso il presidente del Consiglio, e quindi saremmo dei privilegiati. Orbene, è chiaro a tutti che il Mr. Bean di Rignano sull’Arno è solo un frontman come Gerry Scotti, che sta presentando, anzi attuando, un programma politico che non è scritto da lui ne dai suoi ministri, ma è scritto da Bruxelles e da ristretti potentati economici che con la Toscana non hanno nulla a che fare. E’ stato scelto perché giovane, rampante, un po’ cialtrone e andava incontro ai gusti dell’italiano medio. Se ne trovavano uno più adatto a Belluno o a Caltanissetta avrebbero messo quello : è un puro caso che sia toscano. Infatti da quando c’è Renzi la Toscana non è stata assolutamente privilegiata : pensiamo al caso della Concordia, trasferita a Genova mentre in Toscana sono rimasti solo i danni, pensiamo a mille altre vertenze in cui il Governo poteva aiutare il nostro territorio con i poteri di cui dispone. Per citarne una recente: il call center di Guasticce. O il caso eclatante di quella azienda di Grosseto che produceva tendoni per la protezione civile, a cui il governo Renzi ha tolto la commessa causando il fallimento della ditta e il licenziamento di decine di lavoratori. Se questo è essere privilegiati..

Ci rimproverano il Monte dei Paschi di Siena, ma anche qui i toscani sono stati rapinati dell’Italia. Quando la banca è finita nelle mani del partito nazionale, come ben sappiamo, è stata spolpata ben benino e il lavoro di decine di generazioni di senesi, dal 1472, è stato mandato in fumo. Acquisizione della Banca del Salento per far piacere alla corrente dalemiana. Acquisizione di Banca Antonveneta, per far entrare la sinistra nel sistema finanziario veneto. Operazioni dissennate, senza senso, condotte da un calabrese scelto dalla politica romana, Mussari, non dal sistema senese, che pur ha accettato prono senza ribellarsi.

Ci rimproverano, questa volta con ragione, di essere “sinistroidi” (con le dovute eccezioni, ovviamente) anche se è opportuno far notare che in realtà è la massoneria politico-affaristica a comandare da noi, come succede dopotutto anche in Lombardia. Quando i tedeschi si assestarono sulla linea gotica, dividendo in due la Toscana, le amministrazioni locali vennero prese in mano dai partigiani che dettero al nostro territorio una ben precisa fisionomia politica anche nei decenni a seguire, e che è sopravvissuta fino ad oggi.

In realtà i toscani, precedentemente, avevano abbracciato con grande gioia il fascismo, e in seguito, per l’appunto, andarono incontro con grande entusiasmo alla nuova fede, manifestando un estremo cinismo (ma forse ammirando anche l’anticlericalismo dei “compagni”).

Comunisti sulla carta, ma consumisti, edonisti, egoisti nella pratica: insomma ipocrisia ai massimi livelli, ed è questo è il nostro vero difetto. Ma i padroni della Toscana rimangono sostanzialmente gli stessi ecco perché parlo preferibilmente di massoneria, di consorteria affaristica e non tanto di “comunisti”. Cambiano solo casacca e rimangono sempre fedeli all’odiato tricolore, oppressore e distruttore della Toscana. Come disse Indro Montanelli, “i toscani quando elaborano dei piani sembrano dei Demoni, poi perdono sempre, come dei poveretti”. E continuiamo a perdere, senza nemmeno rendercene conto.

Da tutte queste considerazioni emerge però un dato fondamentale che nessuno, né in Toscana né in Padania né in Veneto, deve perdere di vista. Dobbiamo marciare insieme, perché mi pare inutile parlare di alleanza strategica coi movimenti del sud. Al sud, parliamoci chiaro, non conviene la dissoluzione dell’Italia (se non in prospettiva, ma vai a farglielo capire), perché una nostra eventuale indipendenza comporterebbe per loro uno shock economico da far impallidire quello successo con la Grecia. A Toscana e Padania conviene, ovviamente, perché si ritroverebbero fra le mani un gradito tesoretto, anzi un tesoro enorme.

La Toscana è quindi l’alleato naturale della Padania: comune appartenenza all’area Mitteleuropea (con uno sguardo al Mediterraneo), comune interesse economico di farla finita con l’Italia. I movimenti devono agire insieme per farlo capire a tutti (e con quei dormiglioni dei toscani, obiettivamente, c’è parecchio da fare), e non certo dividersi per due tetti scoperchiati. Non vedo certo la Toscana e il nord galloromanzo riuniti insieme sotto un unico Stato : a noi non ci conviene economicamente, vuoi perché in alcuni settori siamo concorrenti, vuoi per un semplice discorso di valorizzazione del brand “Toscana”. Ma certamente nella lotta di liberazione dall’Italia abbiamo tutto l’interesse a lottare insieme e coordinati.

Emiliano Baggiani-Toscana Stato

NOTE

(1) Fonte CGIA Mestre 2015 :

http://www.cgiamestre.com/2015/02/il-nord-da-in-solidarieta-al-resto-del-paese-100-miliardi-allanno/

(2) Nidia Danelon Vasoli, Il Plebiscito in Toscana del 1860, L. S. Olschki, 1968

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5 COMMENTS

  1. L’articolo è molto interessante in quanto ignoravo che anche la Toscana avesse un residuo fiscale.
    Per le altre considerazioni io da sempre parlo di “Longobardia” e non “Padania”. La Padania è qualcosa analogo a “Renania” uno spazio geografico ben delimitato, denominato dal corso di un fiume ma va usato come “Teutoni”, si può dire “teutonico” ma a nessuno verrebbe in mente di chiamare la Germania “teutonia”.
    Quindi va bene usare “padano” in certi contesti, le lingue gallo-padane per esempio, l’ambiente padano (geografia). Ma se si parla di futuro Stato indipendente allora si deve parlare di Longobardia per rifarsi ad un popolo, i longobardi, in analogia con i franchi, gli anglo-sassoni, ecc. Questo per rifarsi ad uno Stato esistito nel passato, il Regno Longobardo che non è finito con la sconfitta di Re Desiderio in quanto Carlo Magno si incoronò come re dei Franchi e dei Longobardi, semplicemente il Regno Longobardo cambiò monarca.
    La Longobardia finì in seguito nel Sacro Romano Impero germanico. I longobardi come popolo esistettero nella memoria per secoli, nel medio evo era uso chiamare “Lombards” chi proveniva dai territori del vecchio Regno, quindi il mercante veneziano come il mercenario genovese come il banchiere toscano (scusate la lunga introduzione me è qui che volevo arrivare). Infatti i toscani appartenevano al Regno longobardo come Ducato di Tuscia.
    Quindi i Toscani sono diversi dagli italiani sia storicamente (Etruschi, Longobardia, ecc) che geneticamente, mentre i padani appartengono al medesimo gruppo etnico di francesi, svizzeri, irlandesi (gli europei occidentali) gli italiani appartengono al gruppo etnico dei greci e dei turchi occidentali. I toscani, come i sardi, appartengono ad un gruppo etnico a se stante, facile identificarlo con gli etruschi.
    Personalmente a Vienna ho visto un affresco che rappresentava tutti i prodotti agricoli di tutte le province dell’Impero AustroUngarico, tra esse vi era la Toscana, quindi vi è anche l’appartenenza all’Impero Austro Ungarico a distinguerla dagli italiani.
    Fino a qui si sono trovati i punti in comune tra Toscana e Padania per la lotta al fine di ottenere l’indipendenza.
    Parliamo dei punti di discordia. Il principale è la lingua, mi pare evidente che la futura Longobardia dovrà proibire e vietare l’uso dell’italiano, arrivare a proibire la vendita o l’importazione di prodotti con istruzione anche in italiano, con etichette di prodotti anche in italiano. Questo perché l’italiano è una lingua artificiale, al pari dell’esperanto) lingua imposta dagli occupanti italiani e totalmente estranea alla padania, dove si parlano lingue e dialetti gallo – padani (un sottogruppo delle lingue neolatine). Per la Toscana sorge il problema della lingua, forse in parte superabile con l’abbandono dell’italiano e l’uso del fiorentino, ma questi sono affari dei toscani.
    La Longobardia indipendente dovrebbe partire con l’adozione della costituzione e delle leggi svizzere. Questo comporta un principio molto bello, la futura Longobardia indipendente sarà una Confederazione, quindi un unione di Stati sovrani che mettono in comune solo alcuni aspetti (esteri, difesa, ecc). La costituzione svizzera comporta la democrazia diretta, quindi ogni singolo Stato componente il futuro Stato Longobardo potrà decidere se farne parte o distaccarsene.
    La cosa è interessante per la questione veneta, in quanto non pochi indipendentisti veneti sognano la ricostituzione della Repubblica Veneta e non amano entrare in un futuro Stato con i loro vicini. Ma questo ci insegna che l’obiettivo dell’indipendenza deve essere raggiunto tutti insieme, l’unione fa la forza, poi nessuno entrerà in una prigione come l’Italia o l’Unione Europea da cui è difficilissimo se non impossibile uscire, la costituzione è chiara.
    Bastano pochi punti, ben chiari e si può essere tutti contenti e dalla stessa parte.

    • Interessante le precisazione dei gruppi etnici, e le lingue madri oggi degradatea dialetti locali ne sono la testimonianza… l”italiano? un po’ l’esperanto della nostra penisola…la questione se la posero già nel ‘500 e ne nacque un’accademia… il toscano o il veneziano? Bembo era veneziano ma poi andò a finire a Roma… possiamo comunque dire che ci sono confluiti tutti..ma è sicuramente una perdita secca se le nostre lingue madri non le tenessimo in vita tutte almeno continuando orgogliosamente a parlarle soprattutto in loco e ai diversi livelli….

  2. A parte che la capitale dell’Italia unita transito’ a Firenze da Torino prima di piazzarsi pomposamente a Roma, c’è da dire che il destino naturale dell’Italia era di diventare una Confederazione e saremmo dieci volte la Svizzera … ed eravamo in rapporti pacifici ed emulativi continui prima della maledetta unità, che come spesso capita e’ il disastroso risultato, e per tutti, dell’ingerenza dei potentati del tempo, Inghilterra politica e massoneria inglese…
    Siamo nostro malgrado caduti tutti nella trappola perché abbiamo la sfortuna di un papato piazzatosi a Roma sulla scia dell’impero romano e diventando la calamita degli appetiti e per lunghi secoli, medio evo alto e basso, il sigillo a cui tutte le dinastie ambivano.
    Insomma dobbiamo arrivare ai giorni nostri per poter vedere i disastri di un’unità forzata e darci da fare per riprenderci ciascun popolo il governo del proprio destino e, sicuramente, faremmo meglio e saremmo felici di intrattenere proficui rapporti reciproci.
    Ne siamo tutti convinti: maledetta unità politica, elefantiaca e fonte di tutti i disastri ai quali non c’è rimedio se non recuperiamo ciascun popolo della penisola la nostra indipendenza.

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