di PAOLO L. BERNARDINI
Nel mondo, per fortuna, la statualità si esprime in modi e forme varie, che lasciano intendere che lo “stato” può anche rimodellarsi o crearsi ex novo in forma di comunità di uomini e donne liberi, magari a partire da una situazione di estrema emergenza.
Con vivo piacere ho letto e segnalo dunque il volume “Statelet of Survivors: The Making of a Semi-Autonomous Region in Northeast Syria”, di Amy Austin Holmes (Oxford University Press, 2023), frutto di dieci anni di rigorose ricerche. La nostra di massacri, discriminazioni e pulizie etniche nella regione è ben nota, a partire dalle mostruosità avvenute in epoca ottomana, fino ad oggi. Meno noto è il fatto che dinanzi alla minaccia del califfato islamico la milizia conosciuta come YPG/YPJ, guidata dai curdi, è riuscita a mettere insieme prima un esercito, poi una vera e propria “comunità”, fatta di arabi, assiri, siriani cristiani, armeni, yazidi, circassi, turcomanni, che hanno dato vita