di GILBERTO ONETO
Per i cattolici il 4 novembre è il giorno di San Carlo Borromeo.
Per i patrioti è la loro Festa un po’ funesta della Vittoria, poi pudicamente ribattezzata Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, tutto scrupolosamente maiuscolo. È una data sfigatissima che casca fra ricorrenze dei defunti e maschere di Halloween e non a caso è sempre stata celebrata fra ossari, cimiteri di guerra, lapidi, monumenti, gagliardetti neri, vedove, orfani e mutilati.
La cosa è partita dalla fine “ufficiale” della Prima Guerra Mondiale, un terrificante macello che ai popoli della penisola è costato 650mila morti e quasi un milione e mezzo di invalidi. Un macello doppiamente vergognoso perché del tutto inutile: gli austriaci erano disposti a cedere Trento e a fare di Trieste una città autonoma purché il Regno d’Italia se ne stesse fuori dal conflitto. Una guerra cattiva fatta da generali imbelli, incapaci e sadici che facevano morire decine di mi