di PAOLO L. BERNARDINI
La catastrofe della prima guerra mondiale fu foriera solo di nuovi e maggiori disastri. La fine di imperi secolari non portò infatti alla nascita di pacifiche democrazie, ma a quella di dittature solo apparentemente separate tra "rosse" e "nere".
Di solito si parla della Germania hitleriana, dell'Italia mussoliniana, dell'Ungheria e della Turchia. C'era anche l'Austria. In questi mesi a Vienna è possibile visitare (fino a gennaio 2020) una mostra ricchissima, curata con estrema intelligenza e acribia, e presentata non solo al MUSA, il grande museo nei pressi del Rathaus, ma anche in diverse altre "venues": "Das rote Wien", "Vienna la rossa", con un vastissimo catalogo a corredo. Si colloca nel quadro di un importantissimo centenario.
Nel maggio del 1919 alle prime elezioni libere dopo la guerra si ebbe il trionfo del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori. E l'Austria, ridotta da centro dell'Impero a piccolo stato, prostrata immensamente dalla guerra
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