di LEONARDO FACCO
Non appartengo alla categoria degli indottrinati alla statolatria, nemmeno quando quest'ultima si manifesta con il più collettivo dei riti social-sportivi, ovvero tifare la "nazionale italiana di calcio". Non ho bisogno di essere rappresentato da 11 atleti bardati di tricolore (o maglie verdi), che si sforzano di impersonare il meglio dell'Italia, come se dell'Italia ci fosse di che essere orgogliosi. Il solo orecchiare le banalità di Mattarella mi fa venire l'orticaria per la "statale azzurra".
Iniziai a dubitare della bontà del nazionalismo grazie all'amico Gilberto Oneto, che citando Samuel Johnson usava dire che “il patriottismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni”. Credo non serva ricordarvi che i mascalzoni, nel Belpaese, abbondano. Di governo in governo se ne scoprono di nuovi. Se la classe politica italiana è lo specchio di chi la elegge, gli azzurri rappresentano il loro feticcio, ovvero l'improbabile maschera dietro cui nascondere ogni ipo