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Leghisti ed ue, i tossici del deficit spending

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di MATTEO CORSINI

Ci sono diversi motivi per criticare l’Unione europea. In Italia, però, chi la critica maggiormente lo fa per i motivi sbagliati, stravolgendo i fatti e proponendo soluzioni che peggiorerebbero le cose.

Si prenda, per esempio, il leghista Marco Zanni, che fa parte dell’europarlamento uscente e che arrivò eletto con il M5S, passando poli alla Lega. Costui afferma che la Lega “non chiede a qualcun altro di pagare per i nostri conti pubblici ma pretende di poter intervenire sul ciclo economico dell’Italia in modo autonomo. Del resto, seguendo le scelte e le riforme della cosiddetta Troika – Fmi, Bce e Commissione – molti stati andati in crisi hanno finito per gravare sugli altri Paesi”.

Partendo dalla fine, sarebbe bene non stravolgere la storia. Pur non essendo esente da critiche, la Troika è intervenuta, con finanziamenti a carico degli altri membri dell’Unione, quando quei Paesi erano già in crisi, non prima. Quanto alla politica fiscale, essa è oggi determinata dai governi nazionali, pur essendo soggetta a vincoli (peraltro “flessibili”) derivanti da trattati firmati volontariamente. All’interno di detti (laschi) vincoli, ogni governo può scegliere se spendere molto e molto tassare, oppure spendere meno e gravare meno sulle tasche dei pagatori di tasse.

Purtroppo in Italia i voti degli elettori sono contesi tra forze politiche che, seppur con alcune variazioni, propendono per spendere molto. Poi alcuni sono anche favorevoli a tassare molto, altri preferirebbero una forma di tassazione surrettizia, ossia la monetizzazione della spesa da parte della banca centrale. E difatti ecco un noto refrain, ripetuto da Zanni:

L’azione della Banca centrale va profondamente rivista. Altrimenti la moneta unica non reggerà. E non lo dicono solo i cosiddetti sovranisti. La Bce deve operare come le altre banche centrali. Il nostro problema, dell’Europa intendo, non è certo quello di contenere l’inflazione ma di favorire la crescita e la piena occupazione”.

L’azione della Banca centrale andrebbe certamente rivista, ma in direzione opposta a quella indicata da questi tossici della spesa in deficit, per i quali credo non sia un’esagerazione supporre che l’unico limite alla monetizzazione finirebbe per essere l’implosione della moneta stessa. Venezuela style…

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