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E se smettessimo di votarli?

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di ENZO TRENTIN Fu Paolo Bonacchi che letteralmente mi trascinò da lui, perché ad una conferenza, quando fu aperto il dibattito con il pubblico, Bonacchi fu talmente convincente che anche Lucio Lami abbracciò l'idea federalista. Lami è stato un giornalista, scrittore e paroliere italiano. Io lo conoscevo solo attraverso un suo libro edito da Mursia nel 1970: “Isbuscenskij, l'ultima carica”. Era la conseguenza del fatto che nel 1959/60 aveva prestato il servizio militare a Merano come sottotenente nel Savoia cavalleria. Qui si appassionò alla storia del glorioso reparto ed ai cavalli portandolo in anni successivi a scrivere libri su questi argomenti. Lami aveva inseguito tutte le guerre del mondo. Nel 1974, e per vent'anni, fu inviato speciale per il neonato “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli. Fece il mestiere che aveva sempre voluto fare: viaggiare, seguire il giornalismo d'inchiesta, essere corrispondente di guerra. All'epoca i giornalisti non erano ancora (c
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5 COMMENTS

    • Andare a votare significa legittimare il potere. Annullare la scheda elettorale POTREBBE essere “rischioso”. Infatti, quando si votò il referendum per repubblica o monarchia, il Ministro degli interni era Palmiro Togliatti (Alias Ercole Ercoli) “padrone” del Partito comunista italiano, e di stretta osservanza staliniana. Ebbene, il segretario di Togliatti (Maurizio Ferrara), in una intervista di circa 15 anni fa, confessò che al Ministero degli interni avevano pronte 3 milioni di schede bianche. Si giustificò più o meno così: eravamo “democratici”, ma non sciocchi.

      • Sono d’accordo. Andare a votare significa partecipare a quel gioco e quindi legittimare il potere dello stato.

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