di ENZO TRENTIN
«Bambole, non c'è una lira» è stato un programma televisivo italiano di varietà, trasmesso su Rai1 in 6 puntate, dal 16 aprile al 21 maggio 1977 per la regia di Antonello Falqui e la direzione musicale del maestro vicentino Gianni Ferrio.
Attraverso le vicende di un'immaginaria compagnia squattrinata e sempre alla ricerca di finanziamenti si scoprono le caratteristiche del teatro leggero con i suoi componenti fissi: la soubrette capricciosa ma essenziale per lo spettacolo, il giovane brillante, la "soubrettina" in grado di cantare, ballare e recitare anche senza vero talento ma di bella presenza, il comico che viene dalla gavetta e che riempie i "vuoti" tra un cambio di scena e l'altro, il cantante-ballerino-porteur, e infine la coppia di produttori.
È questo che ci viene in mente nell'apprendere l'applicazione del Decreto Liquidità imprese (DL dell'08.04.2020 n. 23) in Gazzetta Ufficiale.
Cominciamo con il parere di un ex bancario che oggi si occupa
Come ho già detto altrove, presto ne vedremo delle belle. Molte aziende falliranno oppure non riapriranno, a causa della crisi provocata da Monti in questi anni sono sopravvissute a stento, questa chiusura sarà la mazzata finale. Con le chiusure e i probabili licenziamenti, anche perché le nuove regole che imporranno obbligheranno molte attività a lavorare in misura ridotta e a prezzi più alti, diminuirà il gettito per lo Stato. Stato che fino ad oggi non ha previsto un centesimo di taglio della spesa pubblica che anzi, per cassa integrazioni e sussidi vari, aumenterà. In breve, tra poco lo Stato chiederà le tasse a chi non ha lavorato in questi giorni, in più a causa delle chiusure e dell’aumento della spesa, ne chiederà ancora di più. Io spero che tutti i governatori del nord prendano l’esempio del Friuli e del Trentino-SudTirol non mandando soldi a Roma nei limiti del possibile e del legale. Sfruttata bene e se la gente finalmente scenderà in piazza, potrebbe essere la volta buona che ci liberiamo dell’occupazione italiana.
Altro debito pubblico? Ancora? e chi lo ripagherà? I nipoti dei nipoti dei nipoti? Ma ci stiamo rendendo conto che per continuare a tenerci i nostri piccoli e grandi privilegi stiamo distruggendo, o abbiamo già distrutto almeno due generazioni dopo di noi? Che per il nostro egoismo di salvare chi alla fine non poteva essere salvato abbiamo ulteriormente incolpato i giovani rinchiudendoli e mortifficandoli? Che non si rialzeranno più in un paese di vecchi che non vogliono lasciar andare niente? Non esistono pasti gratis, abbiamo voluto vivere ben al di sopra delle nostre possibilità e adesso, ma non solo adesso, tutti a chiedere aiuto a mamma/papà stato. Ma che bravi. A nuovi situazioni sempre le stesse risposte. Siamo ben oltre il 50% di indice di statalizzazione, il punto di non ritorno è superato da un pezzo. O default o ulteriore lenta agonia in una sempre meno celata dittatura della maggioranza.
Quale credibilità?
Lo stato, come tutte le astrazioni giuridiche del resto, ha la credibilità che (incautamente) gli viene attribuita da noi. Lo stato non millanta capacità e funzioni che non siano state ad esso attribuite da noi. I politici sono solo mediatori interessati che rassicurano nel errore.