giovedì, Dicembre 11, 2025
6.4 C
Milano

Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

Il problema islamico e il relativo problema immigratorio

Da leggere

di GIACOMO ZUCCO A seguito di Allah che è andato al Bar in Austria, leggo molte discussioni su "come si risolva il problema dell'immigrazione". Ovviamente tu che leggi non lo puoi risolvere in senso globale, perché nessuno ha abbastanza potere da cambiare l'impianto politico socialista in cui viviamo, e "votare per risolvere problemi" è un atto rituale che, per quanto tenera sia questa illusione, non influisce assolutamente sulla realtà. Puoi solo agire individualmente per limitarne l'impatto su di te. Ma se la domanda diventa "come si risolverebbe, in teoria, il problema, se potessimo cambiare le leggi e le politiche nel modo desiderato", allora la risposta è così semplice e lineare che quasi tutti gli imbevuti di fanatismo statalista (anche se si considerano "liberali" o addirittura "libertari") la rigettano con un confuso mix di rabbia e disorientamento. 1) Togli il "welfare state" nel paese di arrivo, e togli la probabile dittatura nazi-comunista nel paese di parte
Iscriviti o accedi per continuare a leggere il resto dell'articolo.

Correlati

6 COMMENTS

  1. Credo che ci siano due cose da tenere in mente: l’immigrazione clandestina è un reato ovunque nel mondo e se un italiano all’estero è senza soldi può chiedere un prestito alla propria ambasciata.
    Detto questo le leggi internazionali obbligano a salvare le persone in mare e portarle al porto sicuro più vicino.
    Facciamo finta che il porto più sicuro sia l’Italia (e non Malta o la Tunisia), bene a quel punto tutti i clandestini possono essere confinati in un isola, da cui è difficile scappare, quindi Lampedusa o Pianosa o la Sicilia. Identificati, prese le impronte digitali. Poi si esaminano le eventuali richieste di asilo (se scappano da guerre), A quel punto, visto che il 90% dei clandestini non ha titoli per chiedere l’asilo, come in tutti gli altri paesi c’è l’espulsione ma non come accade ora, una notifica e nessuno controlla: restano rinchiusi nell’isola, se non hanno documenti se li fanno fare dalla propria ambasciata, se non hanno soldi se li fanno prestare dall’ambasciata o da parenti. Con i soldi comprano un biglietto e se ne vanno, accompagnati dall’esercito o la polizia all’aeroporto o al porto (c’è un aliscafo per la Tunisia da Mazara del Vallo). Dopo un mese sono ancora a farsi mantenere? Allora scatta l’immigrazione clandestina, processo, prigione e scontata la pena espulsione. Quando si vedrà la certezza dell’espulsione e i paesi di partenza si troveranno a spendere molti soldi per prestare denaro o organizzare voli charter vedrete che il problema si esaurirà. Infine un reato che dovrebbe essere previsto: favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Così le Ong scafiste, politici sinistrati, cooperative e delinquenti vari avrebbero un bel daffare con la giustizia…

    • Beh allora è facile…Io invece provocatoriamente proporrei una pensione (tipo minima) a tutti/e i/le libici/che over quaranta, sanità e scuola gratis agli altri in cambio dell’ onore di diventare fratelli e poter ripristinare quella spinta allo sviluppo sociale e materiale della bella Libia.
      ….Capisc a ‘mme …..dirigismo per dirigismo e che gli altri stati non scassassero più la uall..
      I loro rappresentanti della regione Libia siederebbero nel parlamento europeo con status di rappresentanti di uno stato fondatore e mi piacerebbe vedere di nascosto la faccia che faranno i mitteleuropei.
      hahaha!
      La Libia si occuperebbe del problema dell’immigrazione, con tutte le opere da far costruire mentre la Sicilia continuerebbe a lavorare alla soluzione del suo grosso ed annoso problema… il traffico.

  2. Come in Australia? E’ proprio quello il nostro problema perché l’isola ce l’abbiamo e si chiama Lampedusa. Il collasso cade tutto sui residenti di quell’isola.

  3. Bisogna fare come l’Australia: stabilire un’isola sul quale i clandestini devono stare per mesi, e poi riportati indietro nei porti di loro partenza.

  4. Le tradizioni locali infastidiscono i paleolibertari? Mah. Forse “qualche”, appunto, ma è indice di un libertarismo annacquato. Una singola tradizione può infastidirmi, un’altra piacermi e un’altra ancora lasciarmi indifferente. Vivi e lascia vivere potrebbe essere un’efficace ricetta libertaria. Sui confini, invece, non vedo similitudini concettuali tra quelli statali e quelli delle proprietà. Se non altro perché lo stato è nemico della proprietà. Il problema culturale rimarrebbe ma non sarebbe “lo stesso” perché sarebbe basato su libere scelte e su contratti reciproci. Ben diversi da quella falsa natura contrattuale che sono le costituzioni.

  5. 1) Io credo che l’incentivo a migrare sarebbe lo stesso molto forte in presenza di forti differenze economiche tra paese A e B, anche senza welfare.
    Si moltiplica per n volte la propria produttività.
    Mi direte che allora non c’è niente di male, ed è anche vero, ma il problema “culturale” rimane lo stesso, con tutte le conseguenze che si porta dietro.
    Non ultima, quella di comandare in qualche modo, di influire sempre più sulle decisioni, che sono comunque in parte inevitabili e dipenderanno sempre anche dai “numeri”, direttamente o indirettamente.
    2) Degrado ed altre conseguenze vanno ben oltre il terrorismo, che personalmente considero un fenomeno molto limitato rispetto agli altri problemi.
    Voi avreste più timore di subire un attentato (rarissimo), o di vivere in un ambiente fortemente degradato (molto comune)?
    Mi sembra che anche negli Usa, pur avendo il secondo emendamento, nei decenni si siano viste molte fughe da zone del genere.

    Mi rendo conto che i confini siano “statalisti”, ma continuo a vederli concettualmente molto simili, di base, a quelli della propria casa/condominio/campo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Articoli recenti