di MARCO PARISI*
Com’è noto, nella suggestiva cornice londinese, si sono tenuti lo scorso agosto i giochi della XXX Olimpiade. Un successo, anche sotto l'aspetto tecnico-sportivo, con diversi record infranti da prestazioni memorabili. Proprio questo ha fatto sorgere dubbi sulla liceità degli atleti, in particolare di quelli cinesi. Larga parte del mondo sportivo occidentale li guarda con scetticismo, alludendo all'assunzione di sostante dopanti e al sistema di organizzazione sportiva messo in piedi dalla PRC nell'ultima decade. “In Cina gli ultimi atleti di Stato”, titolava il Sole 24 ore a ridosso della rassegna olimpica. Prescindendo da accuse tutte da dimostrare, il sostenere tutto ciò è sensato o è al contrario ha l'aspetto di un’affermazione intrisa di geloso nazionalismo? In epoca recente l'espressione "atleta di Stato" è stata utilizzata in senso dispregiativo per etichettare gli atleti dei Paesi condotti da regimi totalitari, gli atleti-soldato. Come nella Germ
son parecchi anni che mi chiedo come mai l’80% degli atleti italiani (e solo italiani) alle Olimpiadi appartengano a corpi militari statali, non solo Guardia di Finanza, ma anche Polizia, Carabinieri (Tomba era un carabiniere, figuriamoci), Guardie forestali e carcerarie…come mai nessuno ha mai notato veramente ed efficacemente questa che per me è un’anomalia solo italiana?