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Se il contribuente finanzia le medaglie olimpiche

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di MARCO PARISI*

Com’è noto, nella suggestiva cornice londinese, si sono tenuti lo scorso agosto i giochi della XXX Olimpiade. Un successo, anche sotto l’aspetto tecnico-sportivo, con diversi record infranti da prestazioni memorabili. Proprio questo ha fatto sorgere dubbi sulla liceità degli atleti, in particolare di quelli cinesi. Larga parte del mondo sportivo occidentale li guarda con scetticismo, alludendo all’assunzione di sostante dopanti e al sistema di organizzazione sportiva messo in piedi dalla PRC nell’ultima decade. “In Cina gli ultimi atleti di Stato”, titolava il Sole 24 ore a ridosso della rassegna olimpica. Prescindendo da accuse tutte da dimostrare, il sostenere tutto ciò è sensato o è al contrario ha l’aspetto di un’affermazione intrisa di geloso nazionalismo? In epoca recente l’espressione “atleta di Stato” è stata utilizzata in senso dispregiativo per etichettare gli atleti dei Paesi condotti da regimi totalitari, gli atleti-soldato. Come nella Germania nazionalsocialista, anche gli atleti che gareggiavamo per l’Unione Sovietica erano una “questione di Stato”.

L’attuale organizzazione della Cina non è molto diversa, e in Italia? A ogni medaglia, e non solo, abbiamo sentito gli atleti italiani ringraziare le Fiamme di ogni colore; ma cosa c’entrano, ad esempio, le Fiamme Gialle con le Olimpiadi? Visti gli ultimi rumorosi blitz della Guardia di Finanza potremmo pensare che sono in corso delle perquisizioni, ma siamo in Inghilterra. Più semplicemente l’atleta sta ringraziando il corpo militare di appartenenza. Ai giochi londinesi, la rappresentanza italiana contava infatti quasi 290 atleti dei quali circa 2/3 appartenenti a corpi “statali” e, se non consideriamo pallavolo, pallanuoto, tennis e ciclismo maschile, la quota sale oltre l’80%, stessa percentuale sul totale che si è contata alle ultime olimpiadi invernali. Sebbene, la tradizione sportivo-statale italiana nacque a fine ottocento sotto il regno dei Savoia e si consolidò durante il fascismo, è stata la legge n.78 del 2000, incredibile ma vero, a dare piena legittimità a questo sistema, prevedendo l’assunzione tramite concorso degli atleti di «livello nazionale» nei gruppi sportivi militari (v.: S. Frapiccini, Atleti di Stato, 2008). I reclutati sono esentati dal servizio ordinario per dedicarsi interamente all’attività agonistica e, a fine carriera sportiva o se non ottengono risultati rilevanti, passano nei ruoli ordinari. Lo Stato italiano cioè assume e paga propri dipendenti per fare sport come una qualsiasi polisportiva professionistica. Una caratteristica tipica dei vecchi regimi totalitari che utilizzavano lo sport come arma di propaganda, che ha creato apparati di potere, le federazioni, che fanno capo al CONI, il governo dello sport italiano.

I costi per mantenere gli atleti e l’intera organizzazione che ruota intorno ad essi sono enormi, ma nessuno sembra accorgersene. Anche il governo dei “tecnici”, che per fare cassa non ha esitato ad aumentare le imposte e tassare qualunque bene, non è stato neanche sfiorato dall’idea di azzerare queste spese inutili (il contributo statale al CONI è stato ridotto di soli 39 milioni rispetto all’anno precedente, ma continuiamo a destinarne ben 409), lasciando lo sport alla libera iniziativa di gruppi sportivi privati, e ha preferito incidere sui beni di prima necessità! L’altra faccia delle medaglie olimpiche (e del conto economico) ci dice che le carceri sono sovraffollate e mancano i soldi per il funzionamento ordinario dell’apparato giudiziario: oltre il danno, la proverbiale beffa. Ma come disse, da burocrate a burocrate, il generale Monti al colonnello Petrucci durante l’ultima campagna militare «Complimenti, continuate così, vi sto seguendo. Estenda i complimenti a tutti gli atleti e a tutti i tecnici».

*In collaborazione con Liber@mente n. 5/2012

 

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1 COMMENT

  1. son parecchi anni che mi chiedo come mai l’80% degli atleti italiani (e solo italiani) alle Olimpiadi appartengano a corpi militari statali, non solo Guardia di Finanza, ma anche Polizia, Carabinieri (Tomba era un carabiniere, figuriamoci), Guardie forestali e carcerarie…come mai nessuno ha mai notato veramente ed efficacemente questa che per me è un’anomalia solo italiana?

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