di GIOVANNI DOZZINI
Dalla cima del Camp Nou gli scatti nervosi di Lionel Messi hanno i contorni sfocati del racconto di un vecchio emigrante in terra d’Argentina. Al diciassettesimo minuto del primo tempo di questo sommesso Barcellona-Ajax di mezzo autunno, la Pulce ha già avuto modo di regalare a Neymar un assist impossibile da sprecare, altri cinque e il fuoriclasse blaugrana raddoppierà chiudendo virtualmente la partita. Siamo a metà del gironcino di Champions League, e la qualificazione è in tasca. Ma il minuto diciassette, da un paio d’anni, è quello in cui il Camp Nou smette per qualche istante di essere un semplice stadio di calcio e si trasforma in un megafono della causa nazionalista catalana. Minuto diciassette e quattordici secondi, per l’esattezza: 17.14, in ricordo dell’anno – tre secoli fa tondi tondi – in cui Barcellona cadde per mano delle truppe borboniche durante la Guerra di Successione spagnola. È la data chiave intorno a cui da queste parti